Maffeis nomina don Sorbaioli vicario generale

L’arcivescovo di Perugia-Città della Pieve: "Ho apprezzato il tuo distacco dal denaro e la tua libertà interiore"

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Fiducia, stima, certezza di un fruttuoso lavoro comune. Tutto questo è stato alla base delle nomine fatte da Ivan Maffeis (le prime compiute dalla sua ordinazione episcopale e presa di possesso dell’Archidiocesi, avvenute lo scorso 11 settembre). E lo ha ben mostrato nelle frasi usate nella sua lettera ai prebiteri diocesani, nella quale ha comunicato le sue scelte. "Tanto la relazione tra noi quanto la vita della nostra Chiesa saranno facilitate da alcuni collaboratori – ha scritto –: don Simone Sorbaioli, in qualità di Vicario generale; don Simone Pascarosa come Vicario per la pastorale, don Giuseppe Piccioni quale Vicario per il clero - con particolare attenzione per anziani e ammalati - e don Alessio Fifi e don Marco Pezzanera come Consultori. A nome di tutti li ringrazio per la disponibilità, che diventerà effettiva dal prossimo 6 gennaio". La lettera, indirizzata ai presbiteri nella serata della vigilia della solennità dell’Immacolata Concezione, il 7 dicembre (testo consultabile nel sito: www.diocesi.perugia.it , sessione "arcivescovo-lettere") dimostra lo spirito di collegialità e di lavoro di squadra che il presule vuole imprimere alla Chiesa in continuità pastorale con i suoi predecessori.

La designazione del nuovo vicario generale avviene a seguito della nomina del vescovo ausiliare e vicario generale monsignor Marco Salvi a vescovo di Civita Castellana. Successore di Salvi è don Sorbaioli, attuale parroco e arciprete della concattedrale di Città della Pieve, nato ad Assisi il 5 novembre 1978 e ordinato presbitero il 29 giugno 2003.

Monsignor Maffeis, con la sua lettera al Presbiterio, avvia un "dialogo confidenziale" con il sacerdote dopo aver conosciuto uno per uno la quasi totalità dei circa 120 preti diocesani. Racconta a ciascuno di loro, all’inizio della lettera, "questa sera, nel rivedere la trama della giornata, mi ritorna quanto mi hai raccontato del tuo vivere quotidiano e della tua vocazione. Mi hai parlato con la schiettezza di chi sa riconoscere le proprie fatiche e, soprattutto, con una passione non sopita per la scelta che ha marcato a fuoco la nostra esistenza. La confidenza di cui mi hai fatto dono riposa nella riservatezza del cuore, ma vorrei restituirtela almeno con un pensiero di gratitudine. Nel setaccio delle tue parole si scorge la traccia di una ricchezza che porta lontano. Vi ho riconosciuto la frequentazione della Parola, la dedizione con cui accompagni il popolo di Dio, il tuo costruire comunità con l’annuncio del Vangelo e la celebrazione dei Sacramenti". "Mi ha incoraggiato la tua disponibilità ad andare incontro, ascoltare, comprendere e sostenere; il tuo stile evangelizzatore, che ti porta a bussare alla vita delle persone, a intercettarne i bisogni profondi e le domande inespresse; il tuo lasciarti coinvolgere nelle loro situazioni, fino a condividere il peso di tante sofferenze. Ho apprezzato il tuo distacco dal denaro – dice ancora l’arcivescovo – e quella libertà interiore che è tipica di chi non persegue il proprio interesse, ma è pronto a farsi tutto a tutti. Così, mi hanno colpito la tenerezza e la carità con cui ti fai prossimo ai più deboli, agli afflitti e ai poveri".