Fontivegge, a rischio l’unico hotel

Dopo 60 anni lo storico Astor potrebbe non riaprire. "Colpa della pandemia ma anche della (in)sicurezza"

Migration

Fontivegge rischia di perdere una delle storiche attività del quartiere. L’Hotel Astor, che in 61 anni di vita ha accolto turisti e visitatori da tutto il mondo, da marzo 2021 è chiuso. L’intenzione dei proprietari è quella di poter riaprire, ma trovare un gestore esterno che prenda in mano l’albergo - in un anno in cui la pandemia ha tolto ossigeno a molte attività del settore – è complesso. "La chiusura è stata dettata soprattutto dal periodo legato al Covid – spiega a La Nazione uno dei soci, Antonello Malucelli – Noi lavoriamo soprattutto con ferrovieri e viaggiatori, ma da ottobre dello scorso anno le presenze sono state praticamente azzerate e tirando le somme, non abbiamo avuto alternative se non quella di chiudere". Una decisione sofferta, dal momento che l’Hotel è l’unico presente in un quartiere già ‘difficile’. "L’attività negli anni è calata anche per le difficoltà di Fontivegge" e di certo lo spaccio o la prostituzione nelle vie del quartiere, sempre più spesso denunciato dai residenti, non aiutano.

"L’Astor – prosegue Malucelli - dal 1960 è sempre stato un presidio a difesa della legalità perché i portieri, le luci accese e il via vai di viaggiatori non incoraggiano movimenti loschi, ma da sole le attività non ce la fanno ad andare avanti, soprattutto in ambienti poco tutelati e sorvegliati. È vero che la struttura è a due passi dallo scalo ferroviario, ma nel tempo si sono verificati scippi nel sottopasso e non di rado si notano presenze poco raccomandabili". Un’amara riflessione di chi ha visto crescere l’attività di famiglia dagli anni del boom economico fino alle difficoltà attuali che la pandemia da Covid ha solo incancrenito.

"Non sarà facile ripartire da zero, ma Fontivegge merita di essere un quartiere vivo perché ha molte potenzialità ed è ben servito. Dal supermercato alla farmacia fino alla comodità dei mezzi di trasporto, qui si trova tutto. Da parte nostra c’è tutta la volontà di tornare ad aprire le porte della struttura ed è la nostra speranza, ma se non riuscissimo a trovare una soluzione entro l’estate, temo che saremmo costretti a tenerle chiuse per un lungo periodo. L’Imu a Fontivegge, tra l’altro, è tra i più alti di Perugia e questo non incentiva". Stessa sorte è toccata anche all’edicola del quartiere, davanti a piazza del Bacio. Da qualche settimana la serranda è abbassata e la notizia non è certo passata inosservata ai residenti del quartiere che da anni si battono per una maggiore vivibilità dell’area e ora si chiedono i motivi di quell’improvvisa chiusura. Il titolare Simone, seppur a malincuore, ha infatti deciso ‘momentaneamente’ di non riaprire: "È stata una decisione sofferta anche perché l’edicola, che gestisco con mio padre, è un ‘attività che esiste da più di vent’anni. La pandemia ha sicuramente inciso, il movimento di gente è stato limitato nei mesi scorsi dalle restrizioni anti Covid, ma la scelta è stata dettata anche da motivi personali".

A settembre valuterà se proseguire o meno, con l’attività. "In questi mesi decideremo il da farsi, ma per ora rimaniamo chiusi".

Valentina Scarponi