"Buoni pasto, solo guadagni magri"

Stop ai ticket anche in Umbria. Fipe e Fida Confcommercio: "Costi crescenti e commissioni altissime"

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"Sciopero dei buoni pasto riuscito anche in Umbria. Era giusto far sentire la voce degli esercenti, già messi a dura prova da due anni di emergenza sanitaria". A tracciare il bilancio della protesta scattata ieri a livello nazionale, Samuele Tognaccioli, presidente Fida Umbria Confcommercio. All’iniziativa hanno aderito i pubblici esercizi e le imprese della distribuzione commerciale, dai piccoli negozi di vicinato fino a supermercati e ipermercati della distribuzione organizzata.

"Con questa giornata di sospensione del servizio – dichiarano Fipe e Fida Umbria Confcommercio – vogliamo sensibilizzare i lavoratori, e più in generale i consumatori, sulle gravissime difficoltà che le nostre imprese vivono quotidianamente a causa delle elevate commissioni che dobbiamo pagare sui buoni pasto. Parliamo di una vera e propria tassa occulta che supera anche il 20% del valore del buono. La nostra è una protesta che ha l’obiettivo di salvaguardare la funzione del ticket, perché se si va avanti così sempre meno aziende saranno disposte ad accettarli".

Tra le ragioni della mobilitazione il fatto che tante imprese della ristorazione, dei pubblici esercizi e della distribuzione alimentare si trovino schiacciate tra costi crescenti e commissioni altissime. "Con i buoni pasto - fa notare anche il presidente di Fipe, Romano Cardinali - le aziende hanno potuto esternalizzare un costo e i lavoratori hanno potuto avere un servizio diffuso, con relativi benefici fiscali e contributivi. Ma alla fine, chi permette l’utilizzo dei buoni pasto – e resta con il cerino in mano – sono proprio le nostre imprese".

Ma per la categoria si annunciano altre nubi all’orizzonte, rappresentante dall’obbligo del pos a partire dal 30 giugno. La linea di Confcommercio Umbria è chiara. "La diffusione dei pagamenti elettronici - dice il presidente Giorgio Mencaroni – va perseguita mettendo in campo scelte decise di abbattimento delle commissioni e dei costi a carico di consumatori e imprese, a partire dal potenziamento dello strumento del credito d’imposta sulle commissioni pagate dall’esercente e prevedendo la gratuità dei cosiddetti micropagamenti. Puntare asimmetricamente sulle sanzioni non giova ai processi di modernizzazione del sistema dei pagamenti, peraltro già in pieno sviluppo. In audizione presso le Commissioni Affari Costituzionali e Istruzione del Senato sul decreto legge 36 del 2022, il cosiddetto “Pnrr 2”, Confcommercio ha ribadito che “sul fronte della digitalizzazione dei pagamenti serve un cambio di paradigma: insomma incentivi e non sanzioni".

Silvia Angelici