LUCA MIGNANI
Sport

Il Milan non sa più vincere. Florenzi, Gabbia e Giroud. Ma il Genoa rovina la festa

La squadra di Pioli soffre, va avanti e poi si fa rimontare nel finale di partita. Pareggio nel silenzio della Curva Nord. Il tecnico: "Non penso al futuro".

Florenzi, Gabbia e Giroud. Ma il Genoa rovina la festa

Florenzi, Gabbia e Giroud. Ma il Genoa rovina la festa

"Il rumore del silenzio", è l’unico striscione che campeggia a lungo in una Curva che ha scelto lo sciopero del tifo per dare un ulteriore segnale alla società. Ed è a lungo un rumore assordante, colonna sonora di una squadra piombata in crisi nell’ultimo mese. Un Milan capace anche di rialzarsi all’improvviso dopo aver messo in mostra tutte le proprie fragilità. Fragilità che, però, sono tornate a bussare alla porta e a prevalere.

La doppia istantanea decisamente eloquente tra il 3-2 di Giroud che fa saltare in piedi San Siro e il 3-3 di Retegui con il secondo anello blu che si era già praticamente svuotato. Da sette vittorie consecutive a sei partite senza vincere. E non aiuta uno scricchiolante equilibrio l’andare a gambe all’aria troppo alla svelta. Sempre in apertura di tempo, sempre con la complicità di un Tomori che da atteso leader del reparto si è trasformato nel classico elefante in una cristalleria. Alla corte del Napoli e alle voci su Conceicao in testa per la sua successione, Pioli risponde col presente: "Siamo partiti male, ma poi abbiamo creato tantissimo. Non penso al futuro, solo a finire bene il campionato. Possiamo sicuramente fare meglio".

Subito frittata, infatti. Vogliacco ha fede e si fionda su una palla in area rossonera solo apparentemente innocua, Theo Hernandez è troppo delicato e se lo vede sfilare via, il centrale inglese tutt’altro: contatto, rigore, Retegui spiazza Sportiello. L’altro patatrac ad inizio ripresa: Ekuban legge bene il traversone morbido di De Winter, sfila alle spalle di Tomori, stacca e anticipa Gabbia sovrastandolo. Altra frustata. Nel mezzo quasi solo Milan. Ma troppo di fioretto e poco di spada. Un lampo di Pulisic a baciare il palo, soprattutto. Poi una fitta rete di passaggi, senza trovare mai l’illuminazione o lo strappo, con ritmi non indiavolati ad agevolare un Genoa ben corto e ben chiuso al limite dell’area. Il movimento da centravanti e da pari di Florenzi sul bel guizzo di Chukwueze, poi il tè, il bis genoano e il cuore del Milan che sembra squagliarsi, ma invece riesce di rabbia ed idee a rimettere insieme i pezzi.

Senza Leao, bocciato da Pioli per Okafor che calcia il corner inzuccato in porta da Gabbia. Con Giroud, che si divora un gol con un tocco sballato a tu per tu con Martinez. Ma si fa perdonare girando in porta un’idea di Pulisic.

Boato, poi ancora silenzio. A maggior ragione quando Thorsby sfonda e crossa un pallone girato da Tomori sui piedi di Retegui. E il rumore del silenzio torna assordante.

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