ll capitano, l’allenatore e il direttore sportivo: i pilastri toscani del Napoli campione

Di Lorenzo, Spalletti e Giuntoli: ecco come nasce uno scudetto tra Firenze e la Garfagnana. E domenica alla festa tricolore invitata la Fiorentina a caccia di punti per l’Europa

Luciano Spalletti

Luciano Spalletti

Firenze, 5 maggio 2023 – Scampato il “pericolo” di un remake del maggio 1987, quando il Napoli vinse matematicamente il suo primo scudetto ospitando la Fiorentina (1-1, con rete di Carnevale e pareggio su punizione di Baggio al primo gol in Serie A) i viola, domenica 7 maggio, vanno a cercare punti per l’Europa proprio in mezzo alla festa tricolore (stavolta a traguardo già raggiunto) dei partenopei.

La Fiorentina troverà gli azzurri ormai scarichi dopo i giorni di festeggiamenti oppure la squadra del presidente De Laurentiis sarà ancor più motivata e farà di tutto per vincere proprio nel giorno del trionfo al “Maradona”? Vedremo. Certamente i viola a Napoli troveranno una bella fetta della toscana calcistica a festeggiare, tre personaggi che sono la spina dorsale del Napoli campione: il capitano, l’allenatore e il direttore sportivo.

Il capitano

Il Napoli del terzo scudetto, a differenza di quello targato Maradona, vive più di collettivo che di individualità. Certo, Kvaratskhelia e Osimhen sono stati grandi protagonisti, ma all’interno di una squadra equilibrata nei valori (alti) dei singoli.  Il leader e capitano di questo gruppo di giocatori è un toscano, il garfagnino Giovanni Di Lorenzo di Ghivizzano, frazione di Coreglia Antelminelli, in provincia di Lucca. Classe 1993 e una storia che assomiglia a una favola, fatta di gavetta e di cadute con dentro la volontà e la perseveranza della risalita, Giovanni è legatissimo al suo paese e alla sua gente. Da ragazzino gioca in attacco (tanto che lo chiamano “Batigol”) poi diventa l’ottimo esterno di difesa che conosciamo. Inizia nelle giovanili della Lucchese, poi un crescendo sino all’esordio in A con l’Empoli, il passaggio al Napoli  nel 2019, quindi nel 2021, il titolo di campione europeo con l’Italia e ora il trionfo dello scudetto.

L’allenatore

Toscano, toscanissimo è Luciano Spalletti da Certaldo, in provincia di Firenze. E’ molto legato alla zona dell'Empolese Valdelsa dove torna spesso. E’ cresciuto nelle giovanili della Fiorentina e ha sempre lasciato trasparire le sue simpatie per la maglia viola, pur senza sbandierarle troppo. “La Fiorentina è casa mia”, ha detto più volte, anche se nella gara di andata di questo campionato è stato protagonista di una clamorosa lite con un tifoso viola in tribuna, attaccando poi il pubblico di Firenze.

In Toscana, in questo caso a Empoli, Spalletti ha fatto esperienze importanti come giocatore e come allenatore. Nelle sue panchine in Italia (Roma e Inter per esempio) e all’estero (due campionati russi vinti con lo Zenith) il suo spirito toscano è sempre venuto fuori in maniera genuina e mai “ruffiana”, anche se con battute non sempre immediatamente comprensibili come i riferimenti alle galline del Cioni, suo vicino di casa a Certaldo, "che hanno bisogno di mezzo chilo di granturco al giorno per mangiare". 

Toscano, nato a Firenze, è anche Daniele Baldini, ex colonna dell’Empoli e da tempo vice di Spalletti.

Il direttore sportivo

Ovviamente, grande parte del merito nel successo di questo Napoli va a chi ha costruito questa squadra, anche con partenze "coraggiose” (come Insigne, Koulibaly, Fabian Ruiz, Mertens) e una politica di scoperta e valorizzazione dei talenti e di abbassamento del monte-ingaggi. Protagonista di tutto ciò è Cristiano Giuntoli, fiorentino classe 1972, dopo una carrierra di calciatore in serie minori intraprende la carriera di direttore sportivo. E’ uno degli artefici del miracolo del Carpi (sotto la sua gestione scala le categorie fino alla storica promozione in Serie A) e il Napoli, prima di altri club, ne intuisce le grandi potenzialità ad alto livello a partire dal 2015. E’ lui (ovviamente d’accordo con Spalletti e il presidente De Laurentiis) a puntare in porta su Meret, a portare a Napoli Kim, Kvaratskhelia e tanti altri protagonisti. Giuntoli costruisce una squadra di talenti, ma senza nessun divo, una squadra pronta a restare a lungo ad alti livelli.

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