La sfida dell’intelligenza artificiale e lo sviluppo di nuove abilità personali

Un approccio positivo è possibile solo favorendo una crescita piena della persona

FIRENZE

Nell’ambito delle nuove tecnologie, un tema centrale e di stringente attualità è quello dell’IA. Le nuove tecnologie digitali in generale, e l’intelligenza artificiale in particolare, stanno infatti accelerando il ritmo del cambiamento e la deperibilità delle competenze tecniche: è quindi fondamentale strutturare percorsi di formazione adeguati. "Occorre innescare un processo di trasformazione della forza lavoro – spiegano Alessandro Parrini e Francesco Forzoni, partner di PwC Italia – che consenta ai lavoratori di allinearsi al fabbisogno futuro di competenze e garantisca al Paese la competitività in uno scenario internazionale in cui gli equilibri geopolitici saranno sempre di più influenzati dalle nuove tecnologie. La massimizzazione delle opportunità offerte dalla trasformazione digitale è possibile solo mediante la combinazione di competenze tecniche e character skills. Per creare una forza lavoro resiliente, adatta a incontrare le necessità occupazionali e pronta a guidare con successo le spinte innovatrici, le competenze tecniche devono essere integrate e sostenute dall’insieme di abilità personali, emotive e sociali che garantiscono non solo una migliore acquisizione e comunicazione della conoscenza, ma anche un approccio positivo, funzionale e di successo a tutti gli ambiti della vita".

È insomma necessario promuovere uno sviluppo pieno della persona in cui le abilità caratteriali, sociali ed emotive come la capacità di collaborare e comunicare, la proattività, l’apertura mentale, la flessibilità e l’estroversione diventino il centro d’attenzione e azione per la formazione del futuro. Come evidenzia la ricerca su "L’intelligenza artificiale e le competenze del futuro" a cura dell’Ufficio Studi PwC (luglio 2023) è fondamentale passare da una formazione di merito a una formazione di metodo, ovvero perseguire l’ideale, per usare le parole del filosofo e sociologo Edgar Morin, "di menti ben fatte piuttosto che piene".