
FIRENZE
"Negli ultimi mesi del 2022, l’inflazione dovrebbe aver raggiunto il picco sia in Italia che in Ue, con una media annua armonizzata rispettivamente a +8,7% e +8,4%. Ma la discesa nel 2023 sarà lenta e l’aumento dei prezzi rimarrà a livelli notevolmente superiori rispetto al livello ottimale del 2%: si prevede che in Italia l’inflazione rimarrà al 6,5% di media nel 2023, per poi calare al 2,6 % solo nel 2024".
A tracciare un quadro della situazione è Alessandro Parrini partner PwC Italia. "Il contesto macroeconomico europeo è messo in seria difficoltà da una molteplicità di fattori – spiega. -. Le tensioni geopolitiche, come la guerra in Ucraina, hanno portato a un aumento generalizzato nei costi delle materie prime e dell’energia. Questo, insieme alle difficoltà nella "supply chain" (catena di forniture ndr) e nei trasporti internazionali, ha spinto governi, banche centrali e istituti internazionali a rivedere al ribasso le stime del Pil e al rialzo le previsioni inflazionistiche, con conseguenti aumenti nei tassi di interesse da parte delle banche centrali per contenere l’aumento dell’inflazione".
Secondo il report "Industry Forecast" pubblicato da Cerved, i ricavi reali (depurati dall’effetto dell’aumento dei prezzi) delle imprese italiane sono cresciuti del 3,1% nel 2022 (versus 2021), mentre si prevede un rallentamento per il 2023 (+0,5% vs 2022) per poi ritornare a crescere ad un ritmo più sostenuto nel 2024 (+1,2% vs 2023). Tuttavia, nel caso in cui si avverasse lo scenario più pessimistico, le previsioni sarebbero pari al -1,1% nel 2023 e al +0,3% nel 2024. Sempre secondo Cerved, nel contesto economico d’incertezza seguito dapprima al Covid-19 e in seguito alla guerra in Ucraina, i settori più colpiti in termini di fatturato saranno quello dei mezzi di trasporto (+0,3% 2024 vs 2021 nello scenario base e -5,0%% in quello worst, ovvero peggiore), quello delle aziende agricole (-2,7% nel base e -4,6% nel worst) e dell’elettromeccanica (rispettivamente +0,3% e -2,6%).
"Dal punto di vista dell’impatto dell’aumento dei prezzi energetici sul fatturato delle aziende – sostiene Francesco Forzoni, partner PwC Italia – i settori più impattati saranno il settore sanitario (con una variazione 2024 su 2021 del -11,1% nello scenario base e -13,3% nello worst), l’industria cartaria (-7,7% 2024 vs 2021 secondo lo scenario base e -11,8% secondo il worst) e il settore del cemento (con variazioni nello stesso periodo di tempo rispettivamente del -7,3% e del -9,7%)".
Sul fronte della stabilità, prosegue Forzoni, "la leva finanziaria lorda delle imprese italiane non finanziarie (misurata tramite il rapporto fra debiti finanziari e capitale netto) si è attestata nel 2021 al 39,9%. Per le piccole e medie imprese, di cui sono disponibili anche valori prospettici, il leverage (leva finanziaria ndr) è previsto aumentare nel 2023 in tutte le aree territoriali rispetto ai livelli pre-pandemia, stimolato dalle condizioni favorevoli di accesso al credito e solo parzialmente frenato dal recente incremento del costo del debito a seguito della politica di rialzo dei tassi perpetrata dalla Bce in risposta alle spinte inflazionistiche. Secondo le stime, le Pmi del Centro Italia incrementeranno di più la leva finanziaria, con +14 punti percentuali nel 2023 rispetto al 2019. A seguire le regioni del Nord-Ovest con +10,4".
Lisa Ciardi