I rischi dell’inflazione "Erosione dei risparmi e crescita più lenta Ecco le leve da azionare"

Nicola Sciclone, direttore Irpet della Toscana: "Scontiamo gli effetti delle tensioni geopolitiche internazionali. Utile diversificare sulle fonti energetiche e puntare sulle rinnovabili. Il Pnrr vale lo 0,5% del Pil regionale".

di Diego d’Ippolito

"Nel 2023 sul Pil toscano si scaricheranno gli effetti delle tensioni geopolitiche che hanno fatto crescere i prezzi fino all’8% nel 2022. Tutto questo, insieme alla previsione di una contrazione dei consumi e degli scambi internazionali, ci fa pensare che la nostra crescita nel 2023 si fermerà allo 0,5% a fronte del 3,9% del 2022". Il direttore dell’Irpet-Istituto regionale per la programmazione economica della Toscana, Nicola Sciclone, disegna un quadro dell’economia toscana tra luci ed ombre e comunque con lo spettro dell’inflazione che per ora non sembra dare segni di grande cedimento.

Direttore, secondo i vostri report l’inflazione in Toscana nel 2023 non scenderà di molto, perché?

"Tenderà ad avere una riduzione di 2 punti percentuali rispetto al 2022, ma rimarrà sostanzialmente elevata. Immaginiamo un’inflazione che si ridurrà ai livelli standard nel biennio successivo. Sicuramente la diversificazione energetica e lo stoccaggio di gas influiranno su un migliore andamento. Il rigassificatore di Piombino potrebbe ridurre la nostra dipendenza dal gas russo importandolo da altri paesi sotto forma liquida. E’ una scelta politico economica sensata, fatta per risolvere il problema nel breve periodo. Nel lungo dovremo potenziare le energie da fonte non fossile: eolica, solare e, soprattutto nel nostro territorio, geotermica".

A proposito di geotermia, crede che sia necessario sfruttare ancora di più questa risorsa?

"Sì e lo confermano gli esperti. Oggi la geotermia contribuisce per il 35% nella produzione di energia elettrica. Bene che si facciano investimenti e si vincano alcuni atteggiamenti locali che frenano questi processi di maggiore utilizzo della fonte geotermica".

Qual è lo choc subìto dalle famiglie toscane a seguito dell’aumento dell’inflazione? "L’inflazione si è mangiata il potere di acquisto delle famiglie. Per mantenere invariato il livello dei consumi le famiglie avrebbe dovuto avere, mediamente, un incremento salariale di 2800 euroanno. L’impatto è maggiore nelle famiglie più povere che hanno sofferto molto, contraendo i consumi o cercando prezzi convenienti a danno della qualità".

Ci dia qualche altro numero.

"Quasi il 60% dei toscani ha cercato beni più convenienti, il 28% ha rinunciato a viaggi e ristoranti. Quattordici famiglie su 100 si percepiscono povere, nel 2021 erano 12. Il 10% degli intervistati ha affermato di arrivare con difficoltà alla fine del mese rispetto al 7% dell’anno precedente. Il 2,9% ha rinunciato alle spese sanitarie".

Secondo i vostri calcoli, l’ultima Finanziaria vale per la Toscana 1,4miliardi. Dove incideranno queste risorse?

"Prevalentemente sul caro energia ed è giusto che sia così perché famiglie e imprese alimentano il circuito economico. Altre azioni della manovra sono di segno eterogeneo e non molto rilevanti, ma hanno avuto vasta eco".

Immagino si riferisca al reddito di cittadinanza...

"Come noto per alcuni nuclei familiari verrà tagliato dopo 7 mesi. In Toscana si può quantificare in un importo medio di taglio di circa 2mila euro e interesserà 14mila nuclei che, sulla carta, hanno più elevati livelli di occupabilità, ma paradossalmente quelle stesse famiglie hanno condizioni economiche peggiori".

Tra le altre cose, state monitorando i riflessi del Pnrr in Toscana.

"Partiamo dal presupposto che al momento la nostra regione ha ottenuto finanziamenti per 5miliardi, ma a regime potrebbe addirittura riceverne 8. Il 71% di queste risorse verranno investite in opere pubbliche con una distribuzione su tutta la Toscana in maniera omogenea".

Soldi che avranno effetto sul Pil regionale?

"I 5 mld di risorse Pnrr e Pnc già incamerati a metà dicembre garantiranno un tasso di crescita del Pil più alto mediamente di 0,5 punti nell’arco del quinquennio 2022-26. Ma le risorse sono destinate a crescere. Augurabilmente fino a 8 miliardi. E se così fosse e in più gli investimenti sapranno innalzare la redditività del capitale privato, potremmo garantirci un ritmo di crescita permanentemente più alto nel lungo periodo: dall’1% all’1,5%".