Moustapha Cissè, c’è speranza

Tre anni fa scappa dalla guerra, gioca un torneo per soli rifugiati e l’Atalanta si innamora. Il Pisa ci punta forte

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Se c’è Moustapha Cissè, c’è speranza. Non tanto per le doti fisiche e tecniche di questo bel ragazzone di 18 anni appena compiuti: quelle le scopriremo più avanti, anche se non sono minimamente in dubbio se, su di lui e sul suo futuro nel mondo del calcio, ha speso parole parecchio pesanti un allenatore del calibro di Gian Piero Gasperini. C’è speranza perché il nuovo attaccante del Pisa, non più tardi di tre anni fa, appena sedicenne, stava scappando dalla guerra che infuriava nella sua Guinea con le lacrime agli occhi per la perdita del padre. Non è facile essere un giovane adolescente nel cuore del continente africano: non ci sono video divertenti su TikTok da condividere con gli amici, non ci sono compleanni noiosi ai quali si è obbligati a partecipare. Molto spesso, da quelle parti, l’unico amico che non tradisce mai sogni e speranze è il pallone: poco importa se di cuoio o, molto più di frequente, realizzato con materiali di scarto e di recupero.

Moustapha nel 2019 sbarca a Pozzallo, in Sicilia, con la speranza di prendersi una piccola fetta di quel sogno in mezzo a tutti gli altri disperati arrivati in Italia senza valigia, ma con progetti e fantasie talmente belli da intimorire. Moustapha e il suo pallone sottobraccio arrivano in Salento, dove c’è una cooperativa di Copertino pronta ad accoglierlo: qui conosce il senegalese Niang Baye Hassane, mediatore linguistico che lavora all’interno della struttura e che, grazie ai suoi trascorsi sportivi, si è guadagnato l’onere di allenare la Rinascita Refugees. La formazione del centro accoglienza con l’innesto di Moustapha vola: il nuovo centravanti segna grappoli di gol e contribuisce a far scalare alla formazione le categorie amatoriali. Poi la svolta, quella che dimostra che la speranza esiste: i sogni ne sono intrisi e la realtà, qualche volta, può davvero superare le illusioni più romantiche. La Rinascita Refugees arriva a giocare la finalissima di un torneo nazionale per soli rifugiati: manco a dirlo, Moustapha è il mattatore della kermesse. Sugli spalti dello Stadio dei Marmi di Roma, al Foro Italico, c’è un osservatore del settore giovanile dell’Atalanta: è un colpo di fulmine. La società bergamasca, a causa di alcuni cavilli nel regolamento della Figc, non può tesserare immediatamente il ragazzo, ma lo fa allenare nelle proprie strutture con le giovanili neroblu. Poi, finalmente, a febbraio del 2022, la firma sul cartellino: Moustapha Cissè ce l’ha fatta, adesso è un calciatore dell’Atalanta e può proseguire nel suo viaggio di speranza.

La tappa successiva, dopo 15 reti in appena 16 partite con la formazione Primavera, è il debutto in Serie A: marzo, la Dea non passa in casa del Bologna, così Gasperini manda in campo il ragazzo che ha deciso di portarsi dietro. Sorpresa generale, curiosità, poi lo stupore: Moustapha con uno scatto brucia la difesa rossoblu e col mancino fulmina Skorupski. È il suo primo gol tra i professionisti, venti minuti dopo il debutto in A. Adesso il percorso prosegue sotto la Torre: dove c’è Moustapha Cissè, c’è speranza.

M.A.