Floramiata, accertamenti sugli sgravi fiscali

Riflettori sulle detrazioni ma gli stipendi non sono a rischio

Montanari

Montanari

Piancastagnaio, 8 luglio 2014 - UNA TEGOLA rischia di arrestare la ripresa di Floramiata. La società florovivaistica di Piancastagnaio torna alle prese, dopo un accertamento della Guardia di Finanza durato sei mesi, con il diritto alle detrazioni fiscali. Una vicenda che si ripete. Già nel 2004  la Finanza dichiarò ‘illegittimo’  il beneficio fiscale riconosciuto, successivamente, a norma di legge dalla magistratura. Ma di cosa si tratta? Per riscaldare le vaste serre Floramiata usa, in aggiunta alle tradizionali fonti energetiche, il calore geotermico. Perciò  la legge prevede un incentivo pari alle vecchie 50 lire per ogni Kw utilizzato. Tradotto in soldoni per la Floramiata l’incentivo equivale, mediamente, a un credito d’imposta annuo tra i  3 e i 4 milioni di euro.  Voce di grande importanza nel bilancio. Ora, come dieci anni fa, la Finanza torna a verbalizzare la illegittimità dello sgravio fiscale. Per il fatto che Floramiata non sarebbe il soggetto finale dell’utilizzo e, soprattutto, non gestirebbe, cose previste dalla legge che destina queste agevolazioni, l’ultimo tratto (circa un chilometro e mezzo) del vapordotto.  Già in passato ciò è stato smentito  dai fatti inducendo il magistrato  che se ne occupò a quel tempo  ad archiviare il caso. Ma ora quali sono in pratica le ricadute sulla vita di Floramiata? Intanto il blocco di due milioni di euro, tranche di detrazione fiscale da usufruire nei prossimi giorni. Una mancata entrata che si fa sentire. In futuro il blocco potrebbe avere conseguenze ancor più serie con negative ricadute sugli oltre duecento dipendenti, tra fissi ed avventizi, che trovano occupazione nelle serre di Casa del Corto.  «Di quanto sta accadendo — spiega Marco Fabio Montanari, amministratore della società — ho prima informato il consiglio di fabbrica, quindi tutti i dipendenti. Per il momento non ci sono rischi legati al regolare pagamento degli stipendi. La speranza è che su questa vicenda si torni a far chiarezza il prima possibile perché la società non può vivere senza questo incentivo di legge. Confido, come in passato, nella magistratura chiamata, ancora una volta, a far chiarezza sulla materia». Per il momento nessun allarmismo. Certo che dopo mesi di difficoltà, preoccupazioni, nel momento della ripresa una simile situazione almeno un po’ di preoccupazione la crea. Pare proprio che per i lavoratori del più grande punto produttivo dell’Amiata la parola tranquillità non esista. Non resta che aspettare per capire quali pieghe prenderà la vicenda. Scontato, anche se sulle determinazioni della Guardia di Finanza la dirigenza di Floramiata mantiene il più rigoroso silenzio, il ricorso ai competenti organi sia fiscali che giudiziari.