Stipendi, la Corte condanna Asl

La Corte di Cassazione ha dato torto all'Asl SudEst, che voleva rifarsi sui compensi di medici convenzionati per ripianare errori contabili e di gestione senza fornire prove certe. I medici non dovranno restituire alcunché.

Stipendi, la Corte condanna Asl

Stipendi, la Corte condanna Asl

"Senza fornire prove certe un ente pubblico non può rifarsi sui compensi di medici convenzionati per ripianare errori contabili e di gestione": è il giudizio con il quale la Corte di Cassazione ha messo fine a un contenzioso che vede contrapposti, da 10 anni, l’Asl SudEst e circa 50 medici di famiglia e pediatri, dando torto all’ente pubblico.

"La vicenda comincia nel 2010 – spiega l’avvocato Stefano Inturrisi, che con l’avvocato Ducio Panti ha rappresentato medici e pediatri –, quando l’Asl riceve il compito di gestire l’anagrafe dei pazienti, sui quali si calcola lo stipendio mensile del medico di famiglia e pediatra, prima di allora tenute dalla Regione. Ma l’Asl si è accorta che ad alcuni medici era stato dato troppo e ad altri troppo poco: ha così inviato ai secondi un conguaglio e ai primi richiesta di rimborso".

Quindi le trattenute sugli stipendi e il ricorso al Giudice del lavoro di Siena, che dà ragione ai medici, constatando che "mancava una solida base contabile nei registri". Ma senza fornire prove degli errori contabili l’Asl ha fatto ricorso in appello, ricevendo lo stesso giudizio, e poi in Cassazione, con la Corte che ha sancito il diritto dei medici a non dover restituire alcunché.

"Una vicenda paradossale – commenta Maurizio Pozzi, segretario Fimmg che insieme a SNAMI ha promosso l’iniziativa –: l’Asl, senza mai dimostrare gli errori scoperti, ha scelto di rifarsi non su chi era pagato per gestire le banche dati, ma su medici e pediatri incolpevoli".