"Mps e Unicredit, servono progetti seri Basta con fusioni di carta e spinte politiche"

Il sindaco De Mossi in difesa del marchio, della senesità della banca, dei dipendenti e del rapporto secolare con il territorio "Ci vuole tempo, troppi 7mila esuberi. Con Giani abbiamo gli stessi interessi. CariGe e Bari? Tre debolezze non fanno una forza"

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di Pino Di Blasio

Ha rilasciato un commento a caldo dopo l’addio di Mustier a UniCredit e le indiscrezioni sull’aggregazione con Mps. Il ritornello sul Monte del sindaco Luigi De Mossi è che non spetta al Comune parlare di finanza, che il Governo maggiore azionista deve garantire livelli occupazionali, direzione generale a Siena e rapporti con il territorio. Il resto è affare dei manager.

Sindaco De Mossi, perché le fusioni a freddo sono sempre rischiose?

"Perché serve molto altro di disegni fatti a tavolino. Soprattutto nella finanza, per varare un’aggregazione bisogna valutare piani strutturati. In mancanza di strategie definite, il rischio di fallimento è elevato".

Mettiamo da parte UniCredit; lei pensa che il Monte possa resistere da solo?

"A torto o a ragione, il Governo italiano e le banche non hanno più molto potere decisionale. E’ la Bce che ha in mano il timone, e le direttive di Francoforte vanno verso i grandi agglomerati bancari. L’Europa e la Banca Centrale vogliono un numero adeguato di banche, molto ridotto rispetto alle attuali. Basta guardare anche il credito cooperativo, oggetto di tante aggregazioni. Questo però non contesta l’assunto iniziale".

Cioè che per unire UniCredit e Monte servono progetti seri?

"Per arrivare a una fusione serve tempo, vanno analizzati i livelli occupazionali, i clienti, la raccolta, i territori di riferimento, le influenze sull’economia. Tutti fattori che non possono essere compresi in un disegno industriale fatto su carta".

Cosa replica a chi teme che il marchio Monte dei Paschi sparisca, diluito in UniCredit?

"Non vorrei che si commettesse lo stesso errore di decenni fa, quando il marchio Banca Commerciale, sinonimo di finanza e credito venne sacrificato sull’altare delle fusioni. Nonostante gli ultimi rovesci, perdere il marchio Monte significa dilapidare un patrimonio immenso. Nessuno in Europa ha una storia simile, il Monte resta la banca più antica del mondo".

E a chi è spaventato dai rischi di 7mila esuberi su 22mila dipendenti?

"Ho letto quelle stime. E penso che un progetto di banca regionale, con uno spin off di parti del Monte, e l’assorbimento di banche di credito cooperativo, avrebbe consentito meno esuberi, 3 o 4 mila. Anche sulle riassunzioni si poteva, e si dovrà, discutere. Ma quell’idea cozza contro le strategie dell’Antitrust, dell’Europa e della Bce".

A lei piace l’idea di mettere insieme Mps, CariGe e Popolare di Bari? Pensa che tre debolezze facciano una forza?

"Bisognerebbe riuscire a guardare bene dentro i progetti, altrimenti il rischio è di partorire una debolezza più grande. Prima di fare le fusioni, serve tempo e studio. Bisogna conoscere i bilanci, punti di forza e di debolezza, possibili sinergie e fattori inconciliabili. Altrimenti si ripete l’errore tragico commesso con Antonveneta, comprata senza verifiche e due diligence, come dimostra il documento Pirondini".

Quali gli sviluppi della sintonia con il presidente Giani?

"La sintonia istituzionale è legata al fatto che abbiamo entrambi lo stesso interesse: salvare il rapporto tra il Monte e il territorio, non solo Siena e la Toscana, ma tutta l’Italia centrale, che ha fiducia nel marchio Mps".

Vi rivedrete per parlare con il ministero del Tesoro?

"Con il presidente Giani faremo una riunione specifica sul Monte dei Paschi. Ma quando sarà possibile farla di persona".

L’idea di trasformare i 3,8 miliardi di richieste danni della Fondazione Mps in azioni regge ancora?

"A patto che la percentuale di capitale del futuro polo bancario venga garantita per un certo numero di anni. Sarebbe stupido vanificare 3,8 miliardi ricevendo azioni che possono ritornare allo 0 virgola al primo aumento di capitale".

Pensa che Siena riuscirà a farsi sentire?

"Il processo ha subìto una forte accelerazione. La presenza di Siena è necessaria, la territorialità è la forza di qualsiasi banca. Dobbiamo parlare di esuberi, di sede a Siena, di credito locale, rimarcando il fatto che la forza del Monte è stata la senesità".

Cosa pensa di Padoan presidente di UniCredit?

"La politica non dovrebbe occuparsi di banche. Quando Padoan era deputato di Siena, non l’abbiamo mai visto. Vorrei capire bene le ragioni della sua designazione a UniCredit. Se il motivo fosse agevolare la fusioe con Mps, non sarebbe positivo".