L’impianto idroelettrico si farà. Il Tribunale Superiore mette fine a polemiche e contestazioni

"I motivi del ricorso sono infondati ed inammissibili", c’è scritto nella sentenza pronunciata ieri

L’impianto idroelettrico si farà. Il Tribunale Superiore mette  fine a polemiche e contestazioni

L’impianto idroelettrico si farà. Il Tribunale Superiore mette fine a polemiche e contestazioni

Il Tribunale Superiore mette la parola fine alla ormai nota vicenda del tubone con la sentenza notificata il 29 settembre al Comune di Colle. "Il Tribunale Superiore delle Acque Pubbliche sentenzia – afferma Luca Miris , legale rappresentante della società proponente del progetto – L’impianto idroelettrico di Colle si farà".

La sentenza del Tribunale Superiore delle Acque pone, così, finalmente la parola "fine" a questa controversia. Luca Miris, legale rappresentante della PVG, ascoltato telefonicamente da La Nazione, esprime massima soddisfazione per i contenuti della tanto attesa sentenza. I toni ed i contenuti sono trancianti. "I motivi del ricorso sono "infondati" ed "inammissibili" – si legge nella sentenza, suggerisce Miris – Il progetto è ben fatto e tiene conto di tutte le possibili criticità! Tutto verrà fatto salvaguardando ogni aspetto, con particolare riferimento agli ambiti oggetto di tante polemiche da parte del Comune e di una piccola minoranza di cittadini ovvero quelli naturalistici, archeologici ed architettonici, circostanza ribadita a chiare lettere dal collegio giudicante nelle ineccepibili motivazioni e che era comunque già emersa, da parte di tutti gli enti coinvolti, nella fase finale dell’iter autorizzativo". "A questo punto dobbiamo rimetterci in moto – continua Luca Miris – completare la progettazione esecutiva, con l’auspicio di poter iniziare i lavori di costruzione entro la prossima estate, purtroppo con oltre 2 anni di ritardo rispetto alla tabella di marcia iniziale". "Tutto questo – conclude Miris – nell’auspicio che il Comune di Colle non decida di rimandare il problema alla nuova giunta, impugnando pretestuosamente entro 60 giorni dalla notifica avvenuta ieri, unicamente per motivi di natura politica, la già perentoria sentenza di fronte alla Suprema Corte di Cassazione, azione che potrebbe fare slittare ulteriormente l’inizio dei lavori con tutte le conseguenze del caso tra cui l’accumulo di un ulteriore ritardo per la preziosissima produzione di energia elettrica rinnovabile di cui il nostro paese tanto necessita".

Lodovico Andreucci