Scopre i ladri in casa e li insegue: "Ho lanciato contro di loro il martello"

Il racconto dell’uomo che abita a Staggia. Cassaforte divisa a metà

Gianfranco Bernardo mostra la cassaforte divisa a metà

Gianfranco Bernardo mostra la cassaforte divisa a metà

Siena, 5 dicembre 2016 - Faccia a faccia con i ladri. Che hanno violato la sua abitazione, frugato ovunque, squarciato la cassaforte, per poi fuggire dopo un inseguimento mozzafiato su un’auto con la targa parzialmente oscurata. «L’unico oggetto che avevo in casa con cui difendermi era un martello. L’ho lanciato contro l’auto della banda, dopo essere corso dietro ai ladri per almeno 500 metri. L’ho colpita. E mentre sgommava via ho anche assestato un calcio alla portiera che è rimasta ammaccata». Se l’è vista brutta Gianfranco Bernardo, fotografo che segue il Palio e che venerdì sera stava per recarsi a Siena, nella Lupa, quando si è accorto di avere visite. Abita a Staggia e sa già cosa significano i ladri in casa. «Erano stati da noi nel 2013. Questa volta saranno state le 18,30 quando ho sentito come il rumore di un trapano mentre ero nello studio. ‘Fanno i lavori in casa e non lo so?’, ho provato a scherzare dentro di me. Invece è bastato guardare oltre il vetro del portone di casa e vedere una sagoma per capire cosa stava accadendo», ricostruisce l’uomo.

A cui non è mancato il sangue freddo. «Ha lanciato un urlo, quando si è accorto di me. Stavano usando una piccola luce per lavorare meglio. Dico la verità, non ho avuto paura. Sarà forse perché sono stato carabiniere e ne ho viste tante. Ho chiamato il 112, poi sono tornato nello studio afferrando la prima cosa che ho trovato per difendermi. Il martello, appunto. Mentre tornavo di sopra ho visto tre persone che scappavano dal cancelletto. E gli sono corso dietro», prosegue il racconto di Bernardo. Che li descrive come «magrolini, agili, cappelli in testa. Uno si girava un pochino per vedere forse cosa tenevo in mano. Avremo fatto almeno 500 metri. Nel frattempo urlavo per fare in modo che altre persone venissero ad aiutarmi ma non c’era nessuno». Poi il finale degno di un film di «007». «Quando ho sentito arrivare una macchina a grande velocità pensavo fosse quella dei carabinieri. ‘Sono qui, sono qui’, ho gridato. Quando ho visto che mancavano i lampeggianti ho capito che era il palo. Poi il lancio del martello, il calcio e la fuga. Il bottino? Mi è dispiaciuto soprattutto perché sono sparite dalla cassaforte sventrata 350 euro, il fondo cassa della scuola materna. Mia moglie è rappresentante di classe. Più altre 100. E tanti documenti».