Il Coronavirus cambia volto anche alla messa

In attesa di indicazioni dall’Arcidiocesi alcuni sacerdoti evitano ai fedeli lo scambio del segno di pace e offrono l’Eucarestia su un piattino

La liturgia rischia di cambiare volto a causa del rischio di contagio da Coronavirus

La liturgia rischia di cambiare volto a causa del rischio di contagio da Coronavirus

Siena, 24 febbraio 2020 - La paura del contagio da Coronavirus sbarca anche sui banchi delle chiese. Mentre si susseguono le notizie relative a nuovi casi positivi registrati nel resto d’Italia, i sacerdoti del nostro territorio si trovano a dover mediare tra i dettami della liturgia e alcuni comportamenti prudenziali per evitare il diffondersi dell’epidemia.

Monsignor Giuseppe Acampa ha celebrato la messa domenicale nella chiesa di San Francesco a Colle Val d’Elsa: "Il nostro vescovo si trova a Bari con Papa Francesco per l’incontro con i vescovi del Mediterraneo – spiega – quindi non ha dato particolari indicazioni. Per quanto mi riguarda, avendo tenuto l’omelia su un passo del Vangelo che invita a pregare per i propri nemici, al momento dello scambio del segno della pace, ho invitato i miei fedeli a sostituire questo gesto con trenta secondi di silenzio proprio per pregare per le persone verso cui si prova rancore". Il sacerdote continua: "Mi pareva un obbligo per evitare di essere accusato di fare l’untore e tutti i fedeli hanno apprezzato. Ho visto che nelle zone colpite dai focolai i vescovi hanno adottato provvedimenti simili. Noi per ora non abbiamo direttive ufficiali, perché lo stesso presidente della Cei, il cardinal Bassetti, è in attesa di comunicare con il ministro della Salute, Roberto Speranza. In ogni caso, io ho preferito agire in questo modo per una questione di buon senso".

Sulla stessa lunghezza d’onda monsignor Mauro Fusi, parroco del Duomo a San Gimignano: ieri, durante la messa ha comunicato ai fedeli che non era necessario scambiarsi il segno di pace, ma che era sufficiente un gesto di devozione. Tuttavia i presenti hanno preferito rispettare il rituale. Per quanto riguarda invece la Comunione, monsignor Fusi l’ha servita su un piattino da cui ciascuno ha potuto prendere la particola.

Prudenziale anche la linea scelta da padre Alfredo Scarciglia, priore e parroco della Basilica di San Domenico a Siena: "Da tempo offro l’Eucarestia deponendola nelle mano dei fedeli – evidenzia –, ma il segno di pace ce lo siamo scambiati come al solito. Per quanto mi riguarda, io non stringo la mano ma abbraccio la persona sulla spalla, inoltre mi lavo sempre le mani prima di celebrare messa proprio perché tocco qualcosa che poi offro ad altri". E infine: "Confido nel buon senso di ciascuno nel mettere in atto comportamenti igienici – conclude padre Scarciglia –. Quanto a noi sacerdoti, aspettiamo direttive dal nostro vescovo".

«Saremo in grado di prendere delle decisioni in base alle indicazioni che ci darà il ministero della Salute – dice don Enrico Grassini, correttore della Civetta, che ha tenuto la messa domenicale nella chiesa di Santa Lucia –. Per ora certi provvedimenti sono stati adottati solo nelle zone dove si sono registrati focolai del Coronavirus, quindi per il momento noi siamo legittimati ad andare avanti come sempre". E poi la riflessione: "Credo che, se dall’altare impedissi ai fedeli di scambiarsi il segno della pace – conclude don Grassini –, non farei altro che incrementare la psicosi, cosa che riten go pericolosa tanto quanto il contagio vero e proprio".

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