Dante nelle opere di Salvator Dalì Un viaggio onirico nella Commedia

Da oggi alla Fortezza Firmafede in mostra cento xilografie a colori commissionate all’artista nel 1949. E nell’incontro con il sommo poeta Beatrice assume le sembianze di Gala, la donna amata dal pittore

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di Elena Sacchelli

Dall’incontro tra due geni che non può che nascere qualcosa di incredibilmente bello. E se il padre del Surrealismo Salvador Dalì interpreta La Divina Commedia di Dante il risultato è disarmante. Dante- Dalì. Il viaggio del genio. Questo il titolo della mostra che a partire da oggi e sino al 5 febbraio sarà ospitata a Sarzana, nella meravigliosa cornice della Fortezza Firmafede. "La Nazione" ieri ha potuto assistere alla sua inaugurazione e a una visita in anteprima accompagnata dalla coinvolgente spiegazione della curatrice Gina Ingrassia che, a partire dall’Inferno e passando per il Purgatorio ci ha condotto sino al Paradiso, analizzando le 100 xilografie che nel 1949 furono commissionate a Dalì, il più grande artista di quel tempo, proprio dal governo Italiano per un’illustrazione della Divina Commedia che sarebbe dovuta essere pubblicata nel 1965, in occasione del 700 anniversario del Sommo poeta. Nel manuale poi anche per l’osteggiamento di parte del governo stesso verso la figura di Dalì (che aveva accettato riconoscimenti franchisti e si era professato ateo e monarchico-anarchico) le xilografie non furono utilizzate, ma fortunatamente lo straordinario lavoro dell’artista è rimasto e oggi anche Sarzana può goderne. E chi meglio di Salvador Dalì, maestro dell’onirismo, poteva interpretare il viaggio mistico e spirituale del capolavoro dantesco? Un viaggio che unisce due geni accomunati dalla passione per l’arte che non conosce confini spazio-temporali e in cui Dalì riesce a riversare il suo mondo interiore e la sua psiche con tanto di riferimenti autoreferenziali.

Tutt’altro che scontata l’attribuzione degli acquerelli realizzati da Dalì ai canti della Divina Commedia per mia dei mancati riferimenti precisi che l’artista stesso non ha volutamente inserito. La mostra organizzata da Comediarting segue però la corrispondenza tra immagine e canto elaborata dallo studioso tedesco Wolfgang Everling. Un viaggio all’insegna della bellezza e della reinterpretazione. Peculiare il fatto che Salvador Dalì abbia volutamente collocato l’incontro tra Dante e Beatrice – con le sembianze della sua amata Gala – all’interno dell’Inferno e che per realizzare quella xilografia abbia sapientemente utilizzato le sue conoscenze del periodo rinascimentale con un chiaro riferimento al lavoro di Leonardo Da Vinci.

"Sono state tre le tavole di Dalì attribuite al V canto dell’Inferno – ha spiegato la curatrice Gina Ingrassia – ma tra queste mancano Paolo e Francesca. Probabilmente Dalì ha voluto omettere di raffigurare le due figure perché lui stesso aveva commesso adulterio, prendendo la sposa di un altro". Si passa poi al Purgatorio dove le forme si fanno più corpose e materiche rispetto agli altri due canti, mentre nel Paradiso le figure si gonfiano di misticismo. Misticismo particolarmente percepibile nella tavola che – a detta di tutta la critica per una volta concorde – raffigura il XXXIII e ultimo canto della Commedia, dove gli angeli astratti sono raffigurati attorno a un cerchio nei colori predominanti del lillà e del violetto. "Dopo aver ospitato le opere di grandi nomi come Obey e Bansky e di artisti locali come Gian Carozzi e Piero Colombani -ha aggiunto il primo cittadino Cristina Ponzanelli - la mostra di Salvador Dalì rappresenta insieme l’orgoglio di proporre a Sarzana un artista globale come il Maestro surrealista spagnolo e l’orgoglio della nostra identità sarzanese, con un racconto di Dante Alighieri che ha mosso i suoi passi nella nostra città".