Didattica a distanza, impennata di abbandoni a scuola

Sono già 165 gli studenti che si sono ritirati. I numeri dell’Osservatorio della Provincia riguardano la fascia 14-16 anni

Francesco Puggelli

Francesco Puggelli

Prato, 20 maggio 2021 - "Lascio la scuola". Da settembre si sono arresi alla didattica a distanza, all’isolamento, alla povertà e alla paura del contagio ben 165 studenti delle superiori di età compresa tra 14 e 16 anni. Alunni in obbligo scolastico che non ce l’hanno fatta a sopportare gli effetti di due anni sciagurati, pesantemente colpiti dalla pandemia che ha stravolto l’ordinario e rivoluzionato le vite di tutti e in particolare dei più giovani. Adolescenti che si sono trovati a fare i conti con una realtà nuova, che hanno faticato a riconoscere. Soli davanti ad un computer per mesi non hanno retto alla pressione e hanno preso la loro strada, lontano dalla scuola, dall’ambiente che avrebbe dovuto formarli, ma nel quale non hanno trovato sufficienti appigli.

Una fotografia scattata dall’osservatorio della Provincia che mette in mostra gli effetti della pandemia sui giovanissimi proprio in quella fascia di età che rapresenta un limbo: a 16 anni si è troppo grandi per essere costretti dai genitori, e troppo piccoli per avere tutti gli strumenti di difesa necessari ad affrontare quello che il Covid ha messo in luce. Sono 165 le lettere di ritiro da scuola firmate da altrettanti studenti che non retto al peso del ritorno sui banchi, affossati da mesi di solitudine. Si tratta di ragazzi fragili, nella stragrande maggioranza dei casi provenienti da famiglie con poche possibilità economiche, non certo i primi della classe. La distribuzione delle rinunce non si concentra in un ambito in particolare, ma abbraccia dai licei agli istituti professionali in egual misura, sintomo che il disagio non ha una collocazione sociale ben precisa. E contrariamente a quello che si possa pensare non si tratta solo di ragazzi stranieri che sono tornati in patria.

Il peso delle dad, il contatto umano inesistente e lo sprone naturale che viene dalla comunità-classe mancato sono stati troppo pesanti da sopportare e gestire. "Purtroppo stanno aumentando i casi di patologie relative ad anoressia, bulimia, disturbi alimentari, problemi mentali più o meno gravi, che stanno colpendo la popolazione adolescenziale", spiega il presidente della Provincia Francesco Puggelli, medico dell’ospedale Meyer. "I problemi che stanno accusando i ragazzi sono oggettivi e devono far riflettere, ma non sono collegati soltanto alla didattica a distanza. Sono problemi legati alla carenza di relazioni causate dall’emergenza sanitaria che costituiscono una parte fondamentale dello sviluppo degli adolescente costretti a rinunciare per lunghi mesi ad andare a scuola fisicamente così come ad incontrare gli amici nei giardini. Attività che permettono uno sviluppo che invece è stato interrotto bruscamente dal Covid".

Puggelli focalizza l’attenzione sulla rete di relazione perse dai ragazzi: "I dati della scuola sono oggettivi e mostrano un fenomeno che non è esclusivo. Sono tanti i ragazzi che non frequentano più lo sport, che restano chiusi in camera senza incontrare amici: lasciare la scuola significa lasciare i rapporti. Queste rinunce vanno lette in un’ottica allargata di disagio". Ma come si può intervenire? Prima di tutto mettendo in sicurezza, secondo Puggelli, anche la fascia di popolazione più giovane attraverso la vaccinazione che deve essere estesa a tutti gli studenti per permettere loro di riacquistare sicurezza abbandonando la paura di incontrare coetanei e non la scuola.