Soluzione per l’ex Creaf. Una casa di comunità con i medici di base: "Presidio per i cittadini"

La proposta lanciata dal governatore Giani in visita al Santo Stefano dopo che è tramontato il progetto dell’ospedale di comunità "La struttura già è pronta, possiamo esportare qui il modello tedesco".

Una casa di comunità nell’ex Creaf. Dopo che è tramontata l’ipotesi di costruire in via Galcianese l’ospedale di comunità destinato alle cure intermedie per la mancanza del tempo necessario ai passaggi burocratici, ecco che il presidente della Regione Eugenio Giani, in visita ieri all’ospedale di Prato, ha annunciato la novità. Una soluzione per dare risposte al pronto soccorso in perenne affanno e non gettare alle ortiche una struttura esistente e funzionale. Il piano rientra nell’ambito della politica degli sprechi che Giani sta portando avanti in tema sanitario. Soldi per assumere nuovo personale da destinare al reparto di urgenza del resto non ce ne sono, (almeno al momento) quindi è necessario pensare di sfruttare quello che c’è. E l’ex Creaf c’è ed è pronto per entrare in funzione.

Giani ha detto appunto di voler investire sulle case di comunità, "che qui in Toscana - ha specificato - abbiamo battezzato case della salute; il riferimento potrebbe essere il modello tedesco dei medici riuniti in cooperative, che ha una sorta di corrispettivo italiano nelle ‘Aft’ (aggregazioni funzionali territoriali) dei medici di base, che potrebbero utilizzare le case di comunità e diventare punto di riferimento per i pazienti".

La struttura di via Galcianese adeguata a presidio sanitario durante gli anni del Covid attualmente è inutilizzata.

"Si tratta di un luogo già pronto, che mi duole vedere inutilizzato perché potrebbe bene rispondere alle esigenze dei cittadini", aggiunge il governatore.

Il progetto è quello di creare un luogo di aggregazione per i medici di base: qui i cittadini possono trovare un presidio sempre aperto anche per alleggerire la pressione sul pronto soccorso. La strategia è quella di creare aree di compensazione che assorbano le richieste di codici meno gravi. Il modello di riferimento è appunto quello tedesco dove, nelle strutture si riuniscono più medici di base intercambiabili fra loro. Quindi ad esempio, un paziente con 40 di febbre in questi spazi trova una risposta adeguata senza doversi recare al pronto soccorso e anche nel caso in cui il proprio medico di famiglia non fosse raggiungibile. "Così si recupera anche il rapporto diretto con i cittadini, i medici di base diventano l’interfaccia con il territorio attraverso la creazione di micropresidi sanitari", spiega Giani.

Una proposta di cui si sta già discutendo con i medici di famiglia: "Siamo pronti a dare una mano come sempre abbiamo fatto – sottolinea Niccolò Biancalani presidente regionale dei medici di famiglia – organizzandoci con le case della salute, ma anche con gli hub principali, a livello di aggregazioni funzionali territoriali, diventiamo così un centro di accoglienza per i malati meno gravi. Siamo pronti a varare questa riforma, ne stiamo discutendo in Regione, con la certezza che possa funzionare".

L’idea c’è, la disponibilità dei medici anche e pure la struttura, non perdiamo tempo.

Silvia Bini