Il caldo torrido dell’anticiclone africano si fa sentire anche a Prato. E gli effetti di un’afa insostenibile, se non in trasferta fuori città, al mare o in montagna, si vanno ad aggiungere alle criticità note e producono effetti anche sul pronto soccorso. Fra sabato e domenica, fino al primo pomeriggio di ieri, gli accessi risultano essere stati oltre 220, fra cui anche decine di casi pediatrici. Uno standard con il quale i medici e gli infermieri in prima linea devono confrontarsi praticamente ogni giorno, da quando gli accessi per Covid sono in diminuzione e il dipartimento di emergenza urgenza rimane l’unico presidio territoriale per i cittadini che necessitano di una presa in carico di natura sanitaria. Specialmente nel fine settimana, quando i medici di famiglia sono a riposo e i punti di primo soccorso viaggiano a basso regime, solo per i casi di minore entità. Tradotto: chi ha bisogno di cure immediate e gratuite non può che rivolgersi al pronto soccorso, l’unica esistente in città a fronte di un bacino di oltre 250.000 residenti nell’intera provincia. Sebbene dal primo di giugno, all’interno del pronto soccorso, sia in fase di rodaggio il nuovo sistema di gestione dei pazienti con il nuovo ruolo affidato ai medici internisti, ai quali vengono subito affidate in cura le persone già passate dal triage e dalla valutazione dei medici dell’emergenza, le attese per un posto letto nei vari reparti non sembrano assolutamente diminuire. Nella neonata Ama, Area medica accettazione nell’ex open space del pronto soccorso, attendono in media dalle 30 alle 40 persone al giorno, che rimangono lì per una media di due-tre giorni prima del trasferimento in reparto. La differenza rispetto al passato è che i medici del pronto soccorso, una volta emesso il referto e richiesto il ricovero, possono affidare questi pazienti ai colleghi ...
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