Pronto soccorso ancora ammalato La riorganizzazione è un’aspirina

Per i pazienti attese di due tre-giorni nella nuova area medica di accettazione prima del ricovero nei reparti. Il sistema della presa in carico anticipata, partito a giugno, è in fase di rodaggio. E i tagli estivi non aiutano

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Il caldo torrido dell’anticiclone africano si fa sentire anche a Prato. E gli effetti di un’afa insostenibile, se non in trasferta fuori città, al mare o in montagna, si vanno ad aggiungere alle criticità note e producono effetti anche sul pronto soccorso. Fra sabato e domenica, fino al primo pomeriggio di ieri, gli accessi risultano essere stati oltre 220, fra cui anche decine di casi pediatrici. Uno standard con il quale i medici e gli infermieri in prima linea devono confrontarsi praticamente ogni giorno, da quando gli accessi per Covid sono in diminuzione e il dipartimento di emergenza urgenza rimane l’unico presidio territoriale per i cittadini che necessitano di una presa in carico di natura sanitaria. Specialmente nel fine settimana, quando i medici di famiglia sono a riposo e i punti di primo soccorso viaggiano a basso regime, solo per i casi di minore entità.

Tradotto: chi ha bisogno di cure immediate e gratuite non può che rivolgersi al pronto soccorso, l’unica esistente in città a fronte di un bacino di oltre 250.000 residenti nell’intera provincia. Sebbene dal primo di giugno, all’interno del pronto soccorso, sia in fase di rodaggio il nuovo sistema di gestione dei pazienti con il nuovo ruolo affidato ai medici internisti, ai quali vengono subito affidate in cura le persone già passate dal triage e dalla valutazione dei medici dell’emergenza, le attese per un posto letto nei vari reparti non sembrano assolutamente diminuire. Nella neonata Ama, Area medica accettazione nell’ex open space del pronto soccorso, attendono in media dalle 30 alle 40 persone al giorno, che rimangono lì per una media di due-tre giorni prima del trasferimento in reparto. La differenza rispetto al passato è che i medici del pronto soccorso, una volta emesso il referto e richiesto il ricovero, possono affidare questi pazienti ai colleghi della medicina generale dedicarsi quindi a a seguire le nuove urgenze. Un piano che il Dipartimento delle specialistiche mediche ha messo a punto, anche su input della Regione Toscana, per supportare i punti di debolezza del pronto soccorso (non solo di Prato, ma di tutti gli ospedali regionali), che si concretizzano soprattutto nella carenza dei medici dell’emergenza e nella necessità di rispettare il contratto nazionale del lavoro dando la possibilità ai professionisti di godere delle ferie. Eppure nel mese in corso il numero delle persone in attesa del posto letto - in linguaggio tecnico si dice in boarding - è salito rispetto ai numeri registrati nei mesi precedenti. Probabilmente il motivo sta nella necessità di mettere ancora a punto a dovere il sistema. Comunque sia, nello spazio di accettazione medica i pazienti possono oggi usufruire, oltre che delle cure e della presa in carico da parte dei medici internisti, dello stesso servizio di tipo alberghiero garantito all’interno dei reparti (colazione, pranzo e cena). Una situazione che potrebbe peggiorare nelle prossime settimane, quando il taglio dei posti letto estivi giungerà al suo culmine, ad esempio in agosto?

Ricordiamo che secondo il piano delle riduzioni, già avviato per permettere ai sanitari di godere delle ferie, il picco massimo di posti letto chiusi supererà in agosto le 100 unità. Fortuna vuole che, all’interno di questo quadro, l’affluenza di pazienti affetti da Covid, per fortuna, è in questo periodo molto ridotta, alimentata soprattutto dagli anziani che giungono all’ospedale di Galciana con sintomatologie legate al grande calore, quali astenia, ipotensione, disidratazione e sincopi. La direzione sanitaria dell’ospedale dice di avere tutto sotto controllo e che la situazione non è differente rispetto alle settimane precedenti.

Sara Bessi