Sono passati 80 anni. Prato non dimentica, Prato vuol ricordare e tramandare perché laddove non c’è stata giustizia solo la memoria passata da generazione in generazione può alleviare il peso di tanta violenza, atrocità e dolore.
Era il settembre del 1944, a un mese dalla Liberazione di Firenze le truppe alleate stavano entrando a Prato, e con i tedeschi in ritirata, la guerra sembrava finalmente terminare anche per Prato e tutta l’area circostante.
La mattina del 6 settembre la brigata partigiana Buricchi decise di scendere dai monti per incontrare gli inglesi e gli americani. Nel borgo di Figline trovò invece una unità della Wehrmarcht. I 29 prigionieri, tra cui anche alcuni partigiani russi, vennero uccisi ed impiccati brutalmente ad una trave tra due finestre nel centro del paese. Nel corso degli anni non si è mai giunti a condannare i responsabili dell’eccidio di Figline.
Nei giorni successivi alla liberazione di Prato gli alleati cercarono di far luce. Come la maggior parte dei procedimenti penali contro i crimini nazifascisti in Italia anche quello di Figline fu nascosto nel cosidetto ’armadio della vergogna’ a Roma dal quale riemerse nel 1994 con tanti altri fascicolo giudiziari. Ripresero indagini e procedimenti ma il processo fu definitivamente archiviato nel gennaio 2005.
Gli alleati entrarono a Prato, senza incontrare alcuna resistenza da parte dei tedeschi che prima di ritirarsi sull’Appennino misero in atto l’eccidio di Figline. Gioia e dolore insieme caraterizzano i giorni di Prato liberata.
La Nazione, in occasione, dell’80esimo anniversario della Liberazione e della tragedia di Figline, vuole contribuire a rendere più forte la memoria. Inviateci storie e ricordi, testimonianze e foto all’indirizzo mail [email protected].