
L’autore Fabio Panerai
Sarà presentato oggi alle 17 nella sala del Gonfalone della Provincia "Racconti pratesi. Storie di vizi, di passioni, di birbonate e di un cavallo", il nuovo libro di Fabio Panerai, scritto in collaborazione con Riccardo Barni. La stessa coppia che aveva firmato qualche anno fa "C’era una volta nella piana pratese", una serie di storie vere ma camuffate passate di bocca in bocca ai pratesi per diventare, in alcuni casi, tradizione popolare. Stavolta, oltre alla pratesità, c’è un filo conduttore che lega i vari racconti – 54 in tutto, suddivisi in trittici – ovvero la percezione di come la "pratesità" abbia abbandonato il centro storico per essere ancora protagonista nei piccoli paesi del circondario. "Un libro di racconti ironici – spiega l’autore - per narrare come il centro si sia svuotato della sua funzione di propulsore di sviluppo e come questa si sia trasferita nei paesi circostanti e nei Macrolotti industriali cinesi. Ho voluto narrare, con metafore e novelle, quell’aria che si respira nei borghi vitali e vivaci, quell’atmosfera sorniona e irriverente, che ride, scuotendo il capo, delle proprie storie bizzarre e di quelle degli abitanti del centro".
Racconti, dicevamo, di storie che si collocano dagli anni ’70 ad oggi e che vedono al centro le frazioni ma anche il circondario, dal Macrolotto ai Gigli, e come nel volume precedente, i luoghi cari ai pratesi, dall’Abetone alla Versilia. "Potevo scrivere un dotto saggio – scrive Panerai nell’introduzione - e con statistiche e dati alla mano forse ci sarei riuscito. Ho voluto invece narrare, con metafore, parabole e novelle, quell’aria che si respira nei borghi, quell’atmosfera sorniona e irriverente, che ride, scuotendo il capo, delle proprie storie bizzarre e di quelle degli abitanti del centro". Vicende accadute realmente ma nella maggior parte dei casi sono rielaborate per motivi di riservatezza. "Le storie son tutte vere, molte estremamente occultate - spiega l’autore -. In talune ho voluto che si riconoscessero i luoghi e le persone. Tutte le altre sono camuffate, distorte e deformate. Quei racconti sono così diventati irrintracciabili, trasformati in un’opera di fantasia. In questo caso i nomi, i personaggi, i luoghi e gli eventi descritti diventano come frutto della mia immaginazione. Per questi racconti qualsiasi somiglianza con persone, viventi o defunte, luoghi o fatti reali diventa volutamente casuale e fortuita".
Claudia Iozzelli