"La libertà è la nostra più grande conquista, ottenuta con il sacrificio di molti. Proprio perché siamo liberi, dobbiamo avere il coraggio di riflettere sulla nostra storia, anche sulle pagine più oscure e dimenticate". È la riflessione di Erica Mazzetti e Rita Pieri, deputata e capogruppo in Comune di Forza Italia. "E’ stato un intervento giusto e coraggioso quello di Massimo Taiti, nel voler ricordare l’eccidio della Fortezza – aggiungono –. Si fa fatica a parlare di questo fatto. È un dibattito al quale, invece, non dobbiamo sottrarci e il nostro invito alle istituzioni cittadine è di unirsi al ricordo. Sappiamo che allora il popolo italiano usciva da anni terribili, con la guerra, l’occupazione, il Paese diviso a metà. Sappiamo quanto grandi fossero la rabbia e la frustrazione per le libertà negate. Tuttavia, quanto successe a Prato il 7 settembre del 1944 rappresenta un fatto storico grave, da non dimenticare. Riconoscere gli errori commessi – concludono Mazzetti e Pieri – significa valorizzare coloro che si sono spesi e sacrificati per la nostra libertà. Significa difendere i veri valori della Resistenza".
Non si sa e non si saprà mai quante furono le vittime dell’eccidio della Fortezza, avvenuto proprio oggi, 80 anni fa. Il parroco della basilica delle Carceri, don Franco Franchi, ne contò dodici; il vicario don Eugenio Fantaccini in una lettera al vescovo scrisse che furono 17. Una ricostruzione la fece Sileno Desideri, militante di destra e appassionato di storia, attingendo al registro comunale delle denunce di morte alla data 7 settembre 1944. Ecco l’elenco dei nomi, da ricordare in questo anniversario: Alfredo Randone Bellando, originario di Lecce e residente a San Giorgio a Colonica, classe 1904, guardia nazionale repubblicana; Nedo Bettazzi, pratese residente in via Montalese, classe 1925, segretario del partito fascista di Campi Bisenzio; Giuseppe Carpini, guardia nazionale repubblicana; Giovanni Giorgi, pratese residente in via Lottini, classe 1893, guardia nazionale repubblicana; Leonello Giorgi, residente in via Atto Vannucci, classe 1888, guardia nazionale repubblicana; Fiorenza Massai, impiegata al comando militare tedesco; Riccardo Micheli, nato a Cortona nel 1901, residente in via Muzzi, comandante vigili urbani ed ex carabiniere; Fernando Pretelli, pratese residente in via Santa Caterina, classe 1899, custode scuole; Maurizio Salvetti, pratese residente in via Ser Lapo Mazzei, classe 1890, addetto ammasso lana; Spartaco Simoncini, pratese residente in via Calimara, classe 1921; Renato Tucci; Benvenuto Ubertini, nato a Grosseto nel 1879, residente in via Ricasoli, agente di custodia in carcere; Giuseppe Vivo, residente in via Migliorati, classe 1896, maresciallo dei carabinieri.
A questi nomi, secondo Desideri va aggiunto quello del commissario prefettizio Rosario Ardizzone, il cui cadavere fu trovato qualche giorno dopo ai Macelli e che sarebbe stato il primo ad essere trucidato al Castello. Non ci furono in quei giorni di caos e di guerra solo queste vittime. Tra i nomi di personse decedute "per ferite d’arma da fuoco" tra il 4 e il 9 settembre nel registro comunale ci sono quelli di Marianna Campani, Giulio Conti, Raffaele Carrante, Guido Canonaci, Michele Calamai, Giovanni Fossi, Bruna Fantaccini, Alcide Giorgetti, Iolanda Giorgi (figlia di Leonello, ucciso in Castello), Carlo Giorgi (figlio di Giovanni), Guido Giusti, Alvaro Magnini, Eugenio Murgia, Giuseppe Nuti, Valerio Peli, Clemente Cocchi, Renzo Grassi, Aurelio Rosati, Guido Santi e Ilia Sarti.