
A Pontedera per rilanciarsi. E’ chiaro e sincero Simone Magnaghi, il nuovo 9 del Pontedera. Le sole 3 reti messe a segno nel torneo scorso con la casacca del Sudtirol – al quale lo aveva prestato il Pordenone, proprietario del cartellino - gli hanno messo dentro un desiderio di riscatto immediato. "Quella passata è stata una stagione per me negativa – ha raccontato senza mezzi termini – sia per i gol realizzati che per i minuti giocati. Nel mio ruolo contano i numeri e quindi ho accettato Pontedera con l’obiettivo di alzare l’asticella e creare entusiasmo". Come al solito a indurre il 27enne centravanti a sposare la causa granata sono state la parole del direttore generale Paolo Giovannini. "Erano 2-3 anni che mi cercava – prosegue Magnaghi – ed essere stimati come giocatore fa sempre piacere. Lui poi oltre che per i giovani ha l’occhio lungo anche per gli attaccanti e in più quando ci siamo parlati ho trovato il suo progetto interessante, intrigante. Mi ha trasmesso subito sensazioni positive e così dopo aver preso un pochino di tempo per valutare attentamente la sua proposta, ho accettato". Per l’attaccante classe 1993 di origini bergamasche sarà la terza esperienza in Toscana dopo Viareggio (2012) e Prato (2014): "Quella di Prato è stata un’annata travagliata, che ho chiuso con problemi fisici. A Viareggio, dove ho disputato la mia prima stagione con i… grandi, invece è andata bene: ho segnato 7 reti e siamo arrivati in finale nella Coppa Italia di C (persa contro il Latina, ndr)".
Ed è proprio ad una Coppa Italia, quella di serie A, che ha legato il ricordo sportivo più bello ma anche il rammarico più feroce. Era il 12 dicembre 2017 e Magnaghi era in campo quando con il suo Pordenone sfiorò l’impresa di eliminare l’Inter a San Siro. A promuovere i nerazzurri furono solo i rigori (5-4): "Siamo andati vicini a sfiorare il colpaccio come ci era riuscito fare il turno prima a Cagliari (anche in quel caso il neo granata era titolare, ndr), ma purtroppo ci è andata male. Personalmente sono stato sfortunato per aver colpito un palo durante la gara, mentre ho trasformato il rigore, il terzo calciato. Peccato". Adesso il suo giro d’Italia calcistico, che ha fatto tappa anche in piazze quali, in ordine sparso, Venezia, Taranto, Chiavari, Cremona e Teramo, oltre a quelle citate in precedenza, lo ha portato a Pontedera. Dove però non è ancora sceso visto che la firma sul contratto è avvenuta per via telematica.
"Verrò al più presto – fa sapere – per scegliere un appartamento dove poter vivere insieme alla mia compagna Serena e a mio figlio Leonardo Brian di sei mesi". E il cui secondo nome, come ci ha rivelato lo stesso giocatore, è in memoria del fratello della sua fidanzata, Brian Filipi, anche lui calciatore, anche lui attaccante (era una promessa), scomparso prematuramente dopo essere stato travolto da un’auto mentre passeggiava nel settembre 2009 a soli 20 anni quando militava nel Ravenna. Un dolore che non si rimargina.
Stefano Lemmi