
Operazione dei carabinieri
All’epoca si parlò di decine di migliaia di euro. Vere e proprie razzie di pellame destinato a finire a Casoria. La Cassazione ha mandato definitive le condanne della corte d’appello per due dei soggesti rimasti incagliati nell’inchiesta sul gruppo ritenuto responsabile di alcuni furti messi a segno e tentati. Compresi quelli fra Fucecchio e Santa Croce ai danni delle concerie Everest e Dallas. Per altre due posizioni – riconosciuta per uno anche la prescrizione di due reati – si torna in appello per la contestazione della recidiva. L’imputazione che aveva portato al processo contestava la ricettazione del mezzo utilizzato per trasportare la refurtiva. Fra vari aspetti i difensori degli imputati avevano lamentato alla corte "labili indizi privi dei necessari requisiti di certezza, univocità e concordanza per assurgere al rango di prova di colpevolezza".
Secondo gli ermellini i giudici di merito "hanno ricostruito una vicenda ampiamente dimostrativa di un gruppo ben organizzato, con suddivisione dei ruoli e scaltro, deputato alla commissione di ripetuti atti predatori ai danni delle concerie". L’operazione che incastrò il gruppo fu chiamata Everest, dal nome della prima conceria colpita e fu il frutto di una intensa attività di indagine dei carabinieri – coordinata dal pm Giovanni Porpora –: ogni colpo veniva frustrato dall’intervento dei militari che ne recuperavano la refurtiva. Situazione – emerse – che aveva portato a tensioni nel gruppo verso uno dei suoi stessi componenti, un commerciante che aveva il compito di rifinire il pellame per occultarne la provenienza. Un quadro che fu messo sotto la lente dagli inquirenti – insieme ad altri riscontri e intercettazioni – fino a far scattare il blitz e gli arresti.
Carlo Baroni