ILENIA PISTOLESI
Cronaca

Il crollo delle mura: "La bellezza è fragilità. Ora cambiare mentalità"

L’ex sindaco Buselli: "In questo momento non serve la rincorsa a chi offre di più. La comunità deve prendere atto che forse bisogna rivedere comportamenti".

Il crollo delle mura: "La bellezza è fragilità. Ora cambiare mentalità"

Il crollo delle mura: "La bellezza è fragilità. Ora cambiare mentalità"

Marco Buselli, sindaco durante i crolli dell’inverno 2014, quali sono i ricordi ancora indelebili?

"Eravamo molto preoccupati. E non ci sollevò affatto il nucleo di Protezione Civile, né la Regione, che si misero le mani nei capelli, appena videro le foto e i video, nella prima concitata riunione operativa per il crollo del gennaio 2014. Dissero che quella era una vera emergenza di protezione civile. Le cose da fare erano tantissime. C’erano le persone evacuate. La burocrazia e i vincoli di spesa imposti dall’Europa rappresentavano un peso enorme per poter operare in rapidità, bisognava gestire i rapporti con il mondo della comunicazione e con tutti coloro che avessero avuto intenzione di dare una mano. Ma il mio pensiero era fisso alla comunità".

Si trattò di un lutto collettivo.

"Sì perché l’identità profonda, lo spirito della città e della comunità locale in senso più ampio, rischiava di ricevere danni permanenti. Ho sempre cercato di far capire che non si dovesse delegare in bianco, ma elaborare insieme il lutto, nelle sue fasi, come comunità. Solo in questo modo avremmo potuto tornare a essere più forti di prima. Le mura fanno parte di noi. Il crollo del 2014 ha visto un percorso di dolore, sofferenza, entusiasmo, passione e crescita, da parte di tutta la comunità, cosa già più difficile nel successivo crollo di piazza Martiri, dove la fase dell’emergenza e della messa in sicurezza, gestita dal Comune, è stata, per motivi burocratici, completamente slegata dalla ricostruzione, gestita poi dalla Soprintendenza".

Ci fu un momento che saldò il senso di comunità?

"Ricordo con piacere il brindisi che, in una campagna elettorale molto dura, riuscimmo a fare, alla riapertura record dei Ponti, assieme all’altro candidato Paterni. Oggi vedo che, nonostante sicuramente le mura verranno ricostruite, c’è il rischio che, dopo una prima iniziale reazione di paura, tutto torni a una normalità che non permette di elaborare la ferita che l’evento critico ha lasciato in ciascuno di noi".

Si parla molto di necessità di un monitoraggio. Cosa ne pensa?

"Adesso non serve la rincorsa a chi offre di più, nonostante sicuramente i fondi siano necessari, ma l’apertura di un ragionamento critico, dal giorno dopo le elezioni, su tematiche come quelle del monitoraggio, che non possono essere considerate come risolutive, da sole. Serve una consapevolezza profonda, in primis nella comunità, che bellezza equivale a fragilità e che, ad esempio, dove prima c’era il passaggio di carri e cavalli, adesso ci sono i mezzi pesanti. Le vibrazioni non si vedono ma le antiche strutture le sentono. Serve capire che le auto parcheggiate sul limite delle mura forse non ci devono più stare, che i restauri di qualche decennio fa che hanno impermeabilizzato parti di mura, non ci aiutano. Potrei continuare a lungo".

Per arrivare dove?

"Se da un lato serve la percezione diffusa della complessità, dall’altro urge ottenere uno status speciale per le città d’arte". E come fa un Comune a intervenire su tutto il patrimonio storico? È impossibile, se non c’è un supporto strategico, strutturale e non di carattere episodico, da parte di Regione e Stato, su tutta la linea".