‘Anche in Toscana boom leghista’

Il politologo Chiaramonte: ‘Voto contingente, così cambiano le scelte'

Susanna Ceccardi

Susanna Ceccardi

Firenze, 17 dicembre 2019 - Sgombriamo il campo dall’1X2 delle variabili politiche e sociali. La Toscana sarà a trazione leghista dopo il voto di primavera. Gli ultimi sondaggi, molto probabilmente, troveranno conferma nel voto (Europee più Amministrative anche se con caratteristiche proprie). Un po’ come avvenne cinque anni fa quando il Pd fece il pigliatutto (salvo a Livorno) tra voto europeo (boom renziano al 40 per cento) e città. Lo dice il politologo Alessandro Chiaramonte, docente a «Scienze politiche» dell’Università di Firenze. 

«In questo momento il vento è a favore della Lega. Lo dicono tutti i sondaggi, lo abbiamo visto nelle politiche del 2018 e recentemente in Abruzzo. La Lega si sta imponendo ovunque in Italia. Ed è facile prevedere che ciò avverrà anche in Toscana dove la Lega continuerà il boom a partire dal voto delle Europee. Il successo è fuori discussione. Ciò non vuol dire che si traduca necessariamente in una vittoria nelle sfide amministrative ma certamente è possibile che qualcosa in più ottenga rispetto al passato».

Professore, siamo di fronte ad una bolla storico-politica o la tendenza leghista si consoliderà? «Attenzione a parlare di tendenze perché siamo su un terreno sdrucciolevole dove le previsioni di lungo periodo non si possono fare. Il voto è molto fluido. Gli elettori scelgono di volta in volta chi votare, in base all’offerta, scelgono se esprimersi o no, in base all’efficacia del proprio voto, agli interessi personali. Tutto ciò dà spinta all’astensionismo ma anche ad un voto contingente/estemporaneo più che di appartenenza partitica».  

In cinque anni è cambiato tutto: alle Europee fu Pd boom con riflesso amministrativo. «E’ lo specchio dei tempi: una volatilità estrema del voto. La personalizzazione della scelta, l’intermittenza della propria volontà batte il legame con una parte o l’altra». 

Elezioni abbinate. La libertà che solitamente si esprime con il voto europeo avrà riflessi locali? «L’attenzione mediatica è sulle Europee. E’ possibile che il clima che si registra intorno alla politica nazionale e al dibattito sull’Eurpopa incida anche sul voto amministrativo, ma cinque anni fa ad esempio Livorno andò ai 5Stelle. L’elettore sa sempre distinguere».

C’è una parola magica che aleggia in queste elezioni amministrative è «civico», tra liste e candidati. «C’è parte dell’opinione pubblica non più disponibile a seguire l’etichetta partitica tradizionale e va a votare perché c’è un certo candidato. Si mescola l’antipartitismo con la personalizzazione e con un fatto anche tecnico: la lotta tra sindaci è determinata anche dalla capacità delle liste collegate di raccogliere consensi. Il valore civico può intercettare una quota di elettori che altrimenti non voterebbe. E’ un antidoto alla disaffezione politica».

Stiamo assistendo in Toscana a fratture nel centrodestra per la scelta dei candidati sindaci. E’ retaggio di vecchia politica o dibattito virtuoso?  «Sono tatticismi abbastanza classici. Certo in questo caso il centro destra, che pure a livello nazionale ha il vento in poppa soprattutto per la Lega, ha una difficoltà ulteriore rispetto al passato: che i rapporti di forza si sono modificati significativamente e la Lega lo vuol far pesare ovviamente. Ma la scelta sarà frutto di un bilanciamento tra i partiti su cui ci vorrà un accordo complessivo. Tutto ciò può sapere un po’ di vecchia politica, ma c’è una novità sostanziale: il peso molto maggiore della Lega nell’opinione pubblica».

Saranno elezioni senza Renzi in campo direttamente. Non c’è stata nei suoi confronti una estrema colpevolizzazione per tutto quanto accadeva in Italia? «Sì, c’è stata indubbiamente: è stata una identificazione dei problemi della politica italiana con le leadership di Renzi al di là dei suoi demeriti effettivi. Lui però si è esposto a questa narrazione, non ha saputo ovviarci in maniera efficace. C’è una sorta di corresponsabilità».