Medici di famiglia e pediatri verso la pensione: esodo in sette anni

Niccolai (Fimmg): "Bisogna organizzare per tempo il ricambio"

Medici (foto di repertorio)

Medici (foto di repertorio)

Pistoia, 2 dicembre 2018 - Un vero esodo: in sette anni andranno in pensione due terzi dei medici e pediatri di famiglia di Pistoia e della Valdinievole.  «Il problema non sarà avvertito nell’immediato – spiega il dottor Massimo Niccolai, segretario provinciale della Fimmg (Federazione dei medici di medicina generale) – ma se non si organizzeranno per tempo le sostituzioni, allora si rischierà di andare incontro a difficoltà». Vediamo nei numeri che cosa accadrà nel nostro territorio.

«Nel corso di questo anno 2018 – spiega Niccolai – sono già andati in pensione 8 medici di cui un pediatra. Per il 2019 ne andranno via altri 9 e 6 nel 2020. Ma nel 2021 avremo ben 23 pensionamenti, una cifra che resterà costamte, fino ad arrivare al 2024, quando addirittura ne andranno via ben 31, di cui 4 pediatri, 6 medici di famiglia della Valdinievole e la restante quota di Pistoia e della piana. Se si considera che su tutto il territorio dell’ex Asl 3 sono circa 250 i medici di famiglia, di cui 40 pediatri, si ha una misura più precisa del problema».

Che cosa significa tutto questo in termini organizzativi? «Significa che al livello regionale, bisognerà programmare per tempo il ricambio – spiega Niccolai – Un lavoro tutt’altro che facile, dal momento che ogni sostituto deve aver compiuto un lungo percorso di tirocinio, che inizia addirittura prima della laurea. Dopo la laurea, l’aspirante medico deve superare un tirocinio che allunga il suo addestramento di tre anni: in parte all’interno dei reparti di medicina generale, nella Asl, e un anno affiancando un tutor, cioè un medico di famiglia nel suo ambulatorio. E anche i tutor abilitati sono solo una parte della quota totale dei medici, distribuita sul territorio. Questo vuol dire che per ottimizzare le risorse, bisogna che la macchina organizzativa funzioni bene».

Chi coordina questi tirocini? «L’assegnazione avviene al livello regionale. Ma non sempre si riesce a far funzionare il sistema. Faccio un esempio: io concludo nel mese di dicembre la mia attività di tutor con un tirocinante, e successivamente si apre una finestra temporale nella quale io, come tutor, resto inattivo e un posto che potrebbe essere occupato resta vacante». Come influisce tutto questo sul servizio reso ai cittadini? «Un medico di famiglia deve conoscere bene il suo territorio, potersi muovere ed orientarsi e soprattutto averlo in parte scelto, sentirlo suo, perché in un certo senso noi apparteniamo ad una comunità e la curiamo negli anni. Per questo, bisognerebbe aiutare i giovani tirocinanti a compiere questa scelta con consapevolezza e per tempo».