
L’Orchestra Leonore sarà al Manzoni domani sera
Sono soltanto quattro le Suites per Orchestra di Bach, e di esse non possediamo alcun manoscritto autografo. Se consideriamo che, tra i contemporanei, Georg Philipp Telemann ce ne ha lasciate assai più di cento, Christoph Graupner oltre ottanta, Johann Friedrich Fasch almeno sedici, possiamo supporre che la maggior parte sia andata irrimediabilmente perduta. Ma quanto è rimasto rappresenta una delle vette della produzione profana, anche in termini di popolarità, del musicista tedesco.
Il secondo appuntamento della stagione concertistica dei Teatri di Pistoia, domani, sabato 14 dicembre, alle 20.30, al Teatro Manzoni vede il ritorno dell’Orchestra Leonore alle prese con le splendide partiture BWV 1066-69, che rispecchiano un genere di musica di circostanza che all’epoca aveva contagiato le corti tedesche: ognuna di esse, grande o piccola che fosse, voleva dimostrare di sapersi rispecchiare nel fastoso modello di Versailles animato da danze e galanterie alla moda.
Le Suites furono scritte tra il 1717 e il 1723, quando Bach era maestro di cappella nel piccolo principato di Anhalt-Köthen: lui, luterano ortodosso, doveva prestare servizio in una corte calvinista che in chiesa ammetteva solo il canto dei corali, ma ricopriva anche l’incarico di guidare una delle due orchestre cittadine. Prese le distanze dalle convenzioni, il musicista aggiunse all’ouverture iniziale una miriade di danze scintillanti: gavotte, minuetti, bourrées, rondò, furlane e passepieds.
La Badinerie per flauto solista che conclude la seconda suite e la splendida Aria della terza suite stanno a buon diritto nell’immaginario di tutti, complici sigle televisive, spot pubblicitari e suonerie telefoniche. Queste partiture furono poi rielaborate a Lipsia dove Bach era Kantor alla chiesa di San Tommaso, ma le cronache ci riferiscono anche della sua assidua frequentazione del famoso Cafè Zimmermann fondato nel 1711 e distrutto dai bombardamenti nel dicembre del 1943, allora luogo di incontro per musicisti, intellettuali e gente di cultura.
A dimostrazione del fatto che nonostante la fede profonda anche lui fosse uomo di mondo, dedito ai piaceri della vita e alla socialità, Bach fu a lungo l’animatore e il direttore musicale degli eventi musicali che si tenevano sia all’interno del caffè sia nel giardino, approfittando spesso di questi incontri per sperimentare nuove vie o migliorare le sue opere attraverso il feedback di musicisti e appassionati. Era lo stesso Zimmermann a retribuire Bach che provvedeva alle composizioni, al reclutamento dei musicisti, all’organizzazione dei programmi. Così per molti anni, per un totale di oltre 600 concerti. Un’istituzione, quella del Collegium Musicum, che darà origine alla prestigiosissima Gewandhausorchester che ancora oggi si distingue in ambito internazionale.
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Chiara Caselli