'Pisa non si piega', il regalo alla città

Il commento del responsabile della redazione pisana de La Nazione

Tommaso Strambi

Tommaso Strambi

Pisa, 20 gennaio 2017 - Ci siamo. Ancora poche ore e potrete sfogliare «Pisa non si piega», l’instant book che, insieme a Gabriele Masiero e Andrea Valtriani, abbiamo scritto per raccontare sei mesi vissuti in trincea. Sei mesi in cui la città si è ritrovata intorno alla sua squadra. Una realtà che qualcuno voleva infrangere e calpestare per sempre. Ma un uomo, un lottatore, un campione (dentro e fuori dal campo) ha impedito questa distruzione mettendo a rischio la sua carriera e rinunciando (lui sì!) a un contratto milionario. 

Ma c’è voluto uno choc, come appunto sono state le dimissioni, improvvise nell’ultima domenica di luglio. Se quel giorno Rino Gattuso non se ne fosse andato, forse, questa storia avrebbe preso una strada diversa. Sicuramente Pisa non avrebbe capito fino in fondo. Da qui nasce l’idea dell’instant book. Innanzitutto per ringraziare il Condottiero (che qualcuno all’indomani delle sue dimissioni voleva anche che restituisse il Guerriero Pisano). Ma anche per ringraziare i dipendenti del club che per mesi, senza ricevere stipendio, hanno continuato a dare continuità ad una squadra rimasta senza società, e i tantissimi tifosi che hanno saputo portare avanti una battaglia civile per l’amore verso la loro squadra. E non è stato facile.

Gli incantatori di serpenti per mesi hanno suonato il flauto delle promesse. Qualcun altro ha provato a dividere, a seminare zizzania. Addirittura c’è anche chi ha provato a far deragliare tutto con un’imboscata. Ma alla fine ha prevalso il senso di responsabilità e oggi c’è un nuovo progetto che sta prendendo corpo. Non sarà facile. Ci aspetta un girone di ritorno che sarà una finale ogni partita. Ci sarà da mangiare tanta erba, come piace ripetere al mister. 

Pisa c’è e non si è mai tirata indietro. Il libro che domani avrete tra le mani racconta tutto questo, con aneddoti inediti e con la lucidità di chi ha saputo denunciare i rischi di una deriva pericolosa per tempo. Anche se all’inizio non tutti lo hanno capito. Era il 5 luglio 2015 quando scrissi un Buona domenica intitolato ‘Il patron oltre le parole’ in cui evidenziavo la necessità di avere davanti un progetto concreto per la squadra. La delusione per una promozione sfiorata (l’ennesima) era alta. Bruciava. E la risposta di pancia, istintiva, ha fatto annebbiare la vista. E, così, è arrivato il tempo degli incantatori di serpenti. Come leggerete nelle pagine di «Pisa non si piega». 

Ma noi non ci siamo mai lasciati abbindolare. E lo abbiamo fatto anche alla vigilia della prima finale contro il Foggia il 5 giugno 2016. 

Quel giorno scrissi: «Non possiamo non dirci preoccupati per quanto sta accadendo dentro la società. In questi dieci mesi siamo stati gli unici (!!) che hanno sempre raccontato le cose come stavano veramente. Anche quando davano fastidio. Proprio per questo lo vogliamo ribadire oggi e non domani. Quando saltare sul carro del vincitore o inveire sarà facile. Come nella migliore tradizione italica. Ora basta. Occorre svegliarci. Aprire finalmente gli occhi perché Pisa non merita questa mortificazione. Non lo meritano i tanti tifosi che sino all’ultimo istante hanno incitato e seguito i propri beniamini. Con passione vera. Quella che ti fa gioire o piangere per un gol segnato o subito. In queste settimane in tanti hanno sperato in un miracolo. Ma non era e non poteva essere questa la soluzione. Magari avrebbe allungato per qualche tempo ancora l’agonia, ma non avrebbe garantito il futuro. Ora serve una progettualità vera, basata su competenze autentiche per rialzare la testa. Occorre che le forze sane (e ce ne sono tantissime in giro) si mettano in gioco. Stare alla finestra e aspettare che altri lo facciano è un lusso che Pisa non si può più permettere. Basta con gli avventurieri (e anche in questi ultimi mesi ne abbiamo visti tanti) o con chi antepone il proprio personale interesse al bene della comunità. Tutto ha un limite. E per alcuni il tempo è davvero scaduto. La città di Pisa deve tornare a vincere. In casa e fuori».

Ecco ‘Pisa non si piega’ è il frutto di un lavoro collettivo, il racconto di un viaggio lungo e doloroso che non dobbiamo dimenticare. Né archiviare frettolosamente. La storia è da sempre il miglior insegnamento per il futuro. E l’intant book è il nostro regalo alla città. Per coltivare il vizio della memoria. E non ripetere gli errori del passato. Buona lettura, a tutti.

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