Sparatoria alla sala Bingo, guardia giurata uccide il collega che tentava una rapina

L'uomo stava cercando di rubare l'incasso della serata. Era una guardia giurata fuori servizio residente a Santa Maria a Monte. Secondo la Prefettura il vigilante che ha aperto il fuoco aveva il titolo autorizzativo scaduto: non poteva essere armato né svolgere il suo lavoro

La scena della tragedia e, nel riquadro, la vittima Davide Giuliani

La scena della tragedia e, nel riquadro, la vittima Davide Giuliani

Pisa, 13 agosto 2015 - Un tentativo di rapina alla sala Bingo di Navacchio è finito nel sangue. C'è stato infatti un conflitto a fuoco tra una guardia giurata e il rapinatore, che è rimasto ucciso. È accaduto intorno alle 4.30 e al momento stanno indagando i carabinieri. Secondo quanto si è appreso, la vittima è un'altra guardia giurata, fuori servizio, che avrebbe provato a eludere la sorveglianza del collega e a impossessarsi dell'incasso della serata.

Entrambi lavoravano per la stessa società, ma la vittima non era in servizio da circa un anno, per un congedo parentale. Si chiamava Davide Giuliani, 46 anni ed era residente a Santa Maria a Monte. Secondo la ricostruzione dei carabinieri, la notte scorsa l'uomo avrebbe atteso che la guardia giurata ritirasse l'incasso della sala bingo e salisse in auto.

A quel punto gli si è parato davanti, puntandogli una pistola, in testa aveva un casco integrale. Il vigilante avrebbe reagito sparando due colpi e ferendo il malvivente al fianco destro e al fianco sinistro. Fra i due ci sarebbe poi stato anche uno scontro fisico. A differenza di quanto appreso in un primo momento, il malvivente non avrebbe esploso alcun colpo ma sarebbe comunque riuscito a fuggire e a salire su un'auto. Percorso poco più di un chilometro è morto.

Ed emergono altri particolari. A quanto pare, la società per la quale lavorava la guardia giurata uccisa, da tempo "gli aveva fatto riconsegnare il decreto di guardia giurata, il porto d'armi e tutte le divise d'istituto, perché era rimasto coinvolto in accadimenti che avevano lasciato da pensare". Lo scrive in un comunicato l'istituto di vigilanza privata Corpo guardie di città, per il quale lavoravano sia la vittima sia il vigilante che l'ha uccisa.

"L'istituto - prosegue la nota - manifesta stupore, incredulità e cordoglio anche per la famiglia del defunto". In base alla ricostruzione del Corpo guardie di città, il rapinatore, che dopo lo scontro era riuscito a fuggire in auto, è stato rintracciato da tre autopattuglie di suoi colleghi, che lo hanno trovato riverso fuori dalla sua auto ancora in moto. "A quel punto la sorpresa - viene spiegato in una nota - l'uomo ferito chiama per nome la guardia che si era per prima avvicinata che, stupita, lo riconosce in un suo collega di lavoro, che da quasi un anno era in congedo per assistenza ad un familiare. Prima che arrivasse l'ambulanza il rapinatore è morto tra la disperazione, lo sgomento, il dolore e l'amarezza delle guardie di città intervenute". 

Simone Paolini, la guardia giurata che stamani ha ucciso il collega-rapinatore al Palabingo di Navacchio, davanti al pm si è avvalso della facoltà di non rispondere. Dagli accertamenti - secondo quanto riferisce l'Ansa - è emerso che aveva il titolo autorizzativo scaduto dal febbraio scorso e il corpo Guardie di città, l'istituto per il quale lavorava, non ne aveva richiesto il rinnovo. "In sostanza - ha spiegato il viceprefetto Valerio Massimo Romeo - Paolini non poteva svolgere il lavoro che stava svolgendo la scorsa notte e deteneva abusivamente l'arma. Avvieremo immediatamente un'ispezione sull'istituto per acquisire tutte le informazioni necessarie circa le posizioni amministrative dei suoi dipendenti".

La mancanza del titolo autorizzativo revoca contestualmente la qualifica di guardia particolare giurata in grado di svolgere il servizio di portavalori. I carabinieri stanno effettuando anche una serie di acquisizioni documentali presso la sede dell'istituto per accertare anche le posizioni lavorative dei dipendenti. Paolini, accompagnato dal suo legale, l'avvocato Erminia Imperio, è stato interrogato dal pubblico ministero Antonio Giaconi. L'uomo sarà indagato anche per il porto abusivo di arma. Le due pistole, la sua e quella della vittima, sono già state sequestrate dagli investigatori. Domani sarà disposta l'autopsia. Secondo quanto riferisce l'Ansa, Paolini sarebbe accusaro di omicidio preterintenzionale e porto abusivo di arma da sparo: quest'ultimo reato è legato alla mancanza di titoli autorizzativi a detenere la pistola e a svolgere le mansioni che stava svolgendo.