CARLO VENTURINI
Cronaca

Effetto Bolkestein: "Concessioni marittime. La normativa nazionale è troppo ambigua"

Il professor Chiti docente di diritto amministrativo della Sant’Anna "Vi sono norme europee che impongono un’apertura del mercato e altre leggi nazionali che invece ostacolano questo processo".

Effetto Bolkestein: "Concessioni marittime. La normativa nazionale è troppo ambigua"

Effetto Bolkestein: "Concessioni marittime. La normativa nazionale è troppo ambigua"

Il professor Edoardo Chiti docente di diritto amministrativo della Scuola Sant’Anna interviene sulla questione Bolkestein e la sintesi è la normativa nazionale su concessioni demaniali marittime è ambigua e che i giudici amministrativi non hanno dubbi sulla applicazione della normativa europea.

Come si sono comportate le amministrazioni locali?

"Le amministrazioni si sono orientate in tre modi differenti. Alcune hanno proceduto alla proroga delle concessioni esistenti fino al 31 dicembre 2033, in attuazione della legge nazionale. Altre hanno disapplicato le norme nazionali per dare prevalenza a quelle europee, rigettando le richieste di proroga dei concessionari e avviando le procedure di selezione. Altre ancora hanno lasciato senza risposte le istanze dei concessionari, senza risolvere la questione". Perché si sono date queste possibilità così divergenti tra loro?

"Tale varietà di orientamenti si spiega alla luce delle ambiguità della disciplina delle concessioni demaniali marittime, che presenta una contraddizione interna: non tanto tra norme europee pro-concorrenziali e norme nazionali volte a garantire esigenze sociali quanto piuttosto tra norme europee che impongono un’apertura del mercato, lasciando spazio alle esigenze di regolazione sociale, da un lato, e norme nazionali che operano semplicemente come ostacolo all’apertura del mercato stesso, dall’altro . Sono tali, in particolare, le norme nazionali che si sono limitate a disporre proroghe automatiche delle concessioni demaniali in vigore: dal decreto del 2009 al decreto 2016 e alla legge del 2018, sino ai più recenti legge 8 agosto 2022 e decreto 198/2022, che ha disposto una proroga sino al 31 dicembre 2025. È questa contraddizione che è inevitabilmente ricaduta sulle amministrazioni chiamate a gestire le oltre 50mila concessioni marittime".

Nell’annodarsi di testi legislativi, non resta che chiamare in causa un giudice.

"Esatto. Il giudice amministrativo ha razionalizzato il quadro giuridico. Lo ha fatto censurando il ricorso alla proroga automatica delle vigenti concessioni. In particolare, il Consiglio di Stato ha giudicato incompatibile con il diritto europeo la proroga legislativa automatica delle concessioni vigenti fino al 2033, richiamando la propria giurisprudenza consolidata". Poi arriva la sentenza del 30 aprile che ribadisce la scarsità delle risorse (spiagge).

"Ancora prima, ci sono state le sentenze gemelle del novembre 2021. Lì, si è stabilito che, nel settore delle concessioni demaniali con finalità turistico-ricreative, le risorse naturali a disposizione sono scarse, in alcuni casi addirittura inesistenti. Quindi, si è stabilito che le norme legislative nazionali "che hanno disposto" la proroga automatica delle concessioni demaniali marittime per finalità turistico-ricreative sono in contrasto e non devono essere applicate".