Da Tonnarella a Tirrenia Nino, 30 anni in battigia

La Macchia è il ‘decano’ dei bagnini, una storia che sa di saga familiare. Figlio di pescatori, con la sua ‘gente di mare’ ha scelto il litorale pisano.

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Tonnarella e il litorale pisano, un filo rosso a legare due mari diversissimi tra di loro. La Sicilia e la costa pisana. Una storia – quasi una saga familiare da romanzo – che inizia negli anni Cinquanta e che – nel 1990 – porta a Tirrenia anche Nino La Macchia. Bagnino storico del nostro litorale, capostipite di una generazione, patrimonio di esperienza e ‘mestiere’. Da 12 anni al bagno Maddalena (e prima sulla spiaggia del Mary e del Golf) dalla battigia racconta di onde, salvataggi, di mare che scorre come sangue nelle vene.

Come sono arrivati i La Macchia e la gente di Tonnarella a Tirrenia?

"Erano gli anni Cinquanta, si cominciavano a costruire i primi stabilimenti balneari sul litorale pisano. A Livorno si trasferì un finanziere del mio paese e capì che ci poteva essere spazio per tutti. Servivano persone che conoscessero alla perfezione il mare. Tonnarella è un paese di pescatori, si trova proprio di fronte alle Eolie. Ma l’attività in quel momento non rendeva più come prima. Si trasferirono qui fratelli, cugini, cognati, tutti a lavorare sulla spiaggia. Quello di Tirrenia e Marina era un mare poco sfruttato e si cominciò a pescare, caricando le barche sul treno. Si arrivava a Livorno e si portavano a Boccadarno".

Ad un certo punto anche lei si trasferì sul nostro litorale. Come avvenne?

"Mi padre aveva un peschereccio di 15 metri che per noi del posto era come l’Andrea Doria. Ma già alla fine degli anni Ottanta si lavorava poco. Ormai qui a Tirrenia c’era una sorta di strada spianata e ho deciso di salire anche io. Ho iniziato dai bagni piccoli ma quasi subito sono passato a quelli grandi e prestigiosi di Tirrenia. Mi sono inserito subito, con incarichi di responsabilità nonostante fossi giovane. E non ho più smesso".

Ha mai pensato di fare altro nelal vita?

"Dai 14 ai 18 ho lavorato in officina. Ma sono nato in mare, non posso starci lontano".

In 30 anni a Tirrenia quanti salvataggi ha effettuato?

"Oltre 100"

Serve allenamento per fare il bagnino?

"Serve mestiere. Vedo tanti ragazzi che si avventurano a fare il bagnino pensando sia una passeggiata. Si sta in mezzo alla gente e si guadagna qualcosa. Ma c’è molto da imparare. Io, se posso, insegno tutto quel che so. Adesso per esempio, al Maddalena, sono affiancato da un giovane di 19 anni. Vedo che mi ascolta. Sono contento".

Il mare di Tonnarella non è certo come quello di Tirrenia. Quali insidie ci sono qui?

"Dopo una mareggiata sul fondale basso di Tirrenia si formano buche e avvallamenti, e la situazione è molto pericolosa. Io mi accoorgo dei punti critici da come vibra il mare in superficie. E il mio compito è tenere tutti lontani col mio fischietto. Non sempre è facile!".

Francesca Bianchi