
I fatti di piazza Dante, con tre aggressioni in altrettanti weekend, fanno discutere
"Manca una figura adulta di riferimento che proponga modelli positivi ed i social, come anche i media, ci bombardano di episodi di violenza". Lo dice Valeria Birga pisana, 15 anni studentessa del Liceo scientifico Buonarroti e in forze alla squadra dell’Atletica Cascina. Birga è l’unica concittadina fresca di nomina in quell’organismo parlamentare che è la Consulta delle ragazze e dei ragazzi tra i 13 e i 17 anni, che dà consigli all’Autorità garante per l’infanzia e l’adolescenza (Agia). La Consulta lavora a stretto contatto con l’Autorità garante e si occupa di numerosi temi che fanno tutti riferimento alla Convenzione Onu sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza.
Nell’intervista a La Nazione, c’è anche Yuri Galletti di Legambiente Pisa e del direttivo toscano sempre dell’associazione ambientalista. Birga è stata selezionata dopo aver partecipato a lezioni tenute dallo stesso Galletti all’istituto comprensivo Gamerra, lezioni sull’ambiente e sull’agenda 2030 quindi non solo tematica ambientale bensì aperta alla questione dei diritti. Di cosa ti occuperai?
"La mia attività si concentrerà sulla violenza di genere e sulla parità di genere".
Cosa ti aspetti?
"Di dare assieme alla consulta, un valido contributo. La consulta, sin dai suoi esordi è stata ascoltata e ha dato consigli fattivi anche a livello di ordinamento legislativo. E’ un luogo dove possiamo esprimere liberamente opinioni, dove possiamo confrontarci su idee e progetti, ed essere ascoltati".
Come procede la consulta?
"Ci riuniamo a cadenza mensile. Inizieremo a dicembre. Le riunioni possono essere in presenza a Roma, o online".
E dopo?
"Si passa alla stesura di un testo con le nostre raccomandazioni che spesso vengono accolte". Avrai seguito i fatti di cronaca che testimoniano una escalation di violenza tra giovanissimi a Pisa come in altre città. Che cosa ne pensi?
"Sì ho seguito le cronache. Secondo me manca una figura familiare di riferimento come portatore di modelli positivi. In questi fenomeni di violenza c’è una componente familiare da osservare e studiare. Ma non ci si può limitare a questa analisi".
Che altro, allora?
"I social sono letteralmente pieni di atti di violenza, una violenza non solo fisica ma anche di altro tipo visto che la stessa violenza si manifesta sotto più forme".
Problemi familiari ed in più i social. C’è altro da mettere sul banco degli imputati di questa escalation giovanile?
"Come se non bastasse quanto detto prima mettiamoci anche i media tradizionali che siano quotidiani, testate on line e tv. Siamo letteralmente circondati e poi bombardati di notizie e diffusione di atti di violenza. Se vado sui social trovo conflittualità e violenza, esco dai social e mi informo sui media e la formula non cambia. Così non va bene".
E la scuola?
A questa domanda risponde Galletti che è anche insegnante ed ha conosciuto Birga proprio all’Istituto Gamerra. "Non vi è rete né sistematicità nel trattare questi temi, come anche quello ambientale. La scuola declina alla sensibilità di questo o di quell’altro docente che fa quel che può. Ma non c’è una vera rete programmatica e di sistema nell’affrontare temi complessi".