Addio a Moisé La pizza pisana perde un suo maestro

Gisberto era una istituzione a città e lascia indelebili ricordi. La nipote: "Per lui nessuno doveva restare senza un quartino"

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di Andrea Martino

Un quartino al volo all’uscita da scuola, oppure un pezzo di cecina dopo aver staccato dal lavoro in ufficio. Sempre con la cordialità ‘dei vecchi tempi’ e il calore di un locale che prima di una pizzeria era un rifugio dalle preoccupazioni quotidiane. La Pizzeria Moisè, in Viale Bonaini, da decenni è un punto di riferimento della ristorazione pisana: dapprima come locale nel quale consumare la tradizionale pizza pisana, più di recente anche come ristorante. Un piccolo gioiello frutto della passione, dei sacrifici e del lavoro di Gisberto Moisè, che a Pisa ha realizzato i sogni e costruito una solida famiglia. Lo storico imprenditore è scomparso lo scorso fine settimana all’età di 90 anni, lasciando dietro di sé una scia interminabile di saluti commossi e affettuosi da parte dei clienti storici del suo locale.

Il ricordo più toccante è quello lasciato dalla nipote Marzia, che ha ripercorso la vita del nonno partendo dagli anni ‘40, "quando Gisberto partiva in bicicletta tutte le mattine da Altopascio per servire il castagnaccio nella bottega di via Sant’Anna a Pisa. Dopo la guerra, insieme al padre Tito, alla mamma Iolanda e alla sorella Armida, aprì il locale vicino alla Stazione. All’epoca si diceva ‘alla barriera’. Qui ha avviato l’attività di pizzeria ed è entrato nel cuore della vita cittadina. E come si arrabbiava quando vedeva pizzerie chiuse nei giorni di festa: per lui i pisani non dovevano rimanere senza il classico quartino".

La nipote Marzia ricorda anche la passione smisurata del nonno per il calcio e il Pisa Sporting Club, "con le amicizie genuine con i presidenti Anconetani, Gerbi e Posarelli". Negli anni al fianco di Gisberto Moisè si sono avvicendati i figli Pierangelo, Michela e Brunero, il quale adesso ha raccolto l’eredità del padre e con impegno prosegue sulla strada tracciata dal dopoguerra. "L’unica persona, però, che poteva preparare la cecina con lui nel locale era nonna Marida. È stata la sua compagna di vita e di lavoro: insieme hanno costruito un ambiente familiare, accogliente nei confronti di tutti". Gisberto Moisè è stato un vero galantuomo del commercio pisano, "una persona di famiglia per i clienti – conclude Marzia -. A loro mio nonno direbbe ‘Grazie’ per avergli concesso la loro fiducia, in piedi come sempre davanti al suo forno a legna con il grembiule e il cappello".