DAVID ALLEGRANTI
Pecore Elettriche
Editoriale

L’eterna tentazione del governo tecnico

Pecore elettriche

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Firenze, 8 ottobre 2023 - Non è passato neanche un anno preciso dalla nascita del governo Meloni, ma già riaffiora il wishful thinking di un esecutivo tecnico. Da quando la presidente del Consiglio è entrata in carica non sono mancate le difficoltà. La guerra in Ucraina, il debito pubblico, il superbonus che è un fardello, gli alleati di governo che oscillano fra la campagna elettorale per le europee (la Lega) e la crisi d’identità politica (Forza Italia) senza più Silvio Berlusconi. E poi, ancora: la legge di bilancio da fare senza quattrini, l’emergenza migranti.

Di fronte alla complessità del contesto, la presidente del Consiglio si è affidata alla famiglia in via preliminare nella costituzione del governo (con il cognato Francesco Lollobrigida) e successivamente nella gestione di Fratelli d’Italia (con la sorella Arianna Meloni), suggerendo una certa ansia, non positiva, per il controllo. Oppure si è lanciata in strali contro l’isolamento a cui il governo sarebbe sottoposto, una condotta in linea in realtà con lo spirito minoritario che alberga in una parte consistente del partito che guida. Certe volte sembra che Fratelli d’Italia sia ancora al 4 % e non un partito saldamente al governo, che sfiora il 30 per cento nei sondaggi. Eppure alla presidente del Consiglio non serve - se non per galvanizzare le truppe dei suoi fratelli e delle sue sorelle d’Italia - indulgere troppo nella sindrome dell’accerchiamento, perché c’è il rischio che diventi auto accerchiamento. Il che favorisce il riflesso pavloviano del governo tecnico, nuova suggestione di chi non riesce ad accettare l’idea che Meloni possa durare altri quattro anni e cerca scorciatoie di Palazzo. C’è una certa differenza fra desideri e complotti, e la distinzione dovrebbe essere chiara anzitutto a chi governa per dare il giusto peso agli eventi.

L’ipotesi di un nuovo esecutivo non politico per sostituire Meloni spunta fuori nei giorni in cui nel Pd si parla di nuove correnti e correntoni per sostenere, ma nei fatti per etero dirigere, Elly Schlein. Con l’obiettivo, evidente, di farsi trovare pronti qualora le cose dovessero andare male alle Europee. E che l’artefice dell’operazione sia il solito Dario Franceschini, franceschiniano come solo lui potrebbe essere, non deve stupire. L’ex ministro dei Beni Culturali s’affaccia sempre quando c’è da organizzare qualche governo costituito da forze politiche che non hanno vinto le elezioni, ma devono mettere insieme un esecutivo.

Dunque si può solo ritenere giusto che Elly Schlein rimanga sé stessa (anche nelle posizioni non condivisibili), senza prestarsi a operazioni di ingegneria politica. Dopo le elezioni politiche del 25 settembre 2022, nel Pd in diversi hanno detto che la responsabilità della sconfitta andava cercata nell’eccesso di governismo. Fa sorridere che l’analisi fosse condivisa a anche da quelli che al governo ci sono sempre stati, e molto bene, senza vincere le elezioni, e che non si sono mai posti il problema finché le cose proseguivano nella direzione per loro migliore, ma tant’è. Anche Schlein, come Meloni, può avere la tentazione di richiudersi in sé stessa. Già lo si è visto a suo tempo nella composizione della segreteria nazionale.

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