A Pisa, Michele Conti guadagna l'8,5 per cento da Pd e sinistra. Effetto Schlein?

La ricomposizione del popolo della sinistra non c’è stata, osserva Salvatore Vassallo in un'analisi per l'Istituto Cattaneo, anzi: una quota non marginale di elettori che alle elezioni politiche avevano votato per la coalizione formata da Pd, Sinistra e + Europa a queste amministrative ha sostenuto il sindaco uscente e candidato di centrodestra, Conti

Pecore elettriche

Pecore elettriche

Pisa, 16 maggio 2023 – Tra le sfide più interessanti di queste ultime elezioni amministrative c’è Pisa, città che va al ballottaggio, alla quale ho dedicato un mio libro del 2019, “Come si diventa leghisti” (Utet). Pisa dal 2018 è amministrata dal centrodestra guidato da Michele Conti, scelto a suo tempo dalla Lega. Una storia che vale brevemente la pena rammentare.

Nel 2013 i leghisti nemmeno esistevano a Pisa. Avevano preso 125 preferenze in tutta la città, lo 0,35 per cento. Nel 2018, il botto: quasi diecimila voti (9.784), cioè il 24,71 per cento. Oggi i rapporti di forza dentro il destra-centro sono cambiati e il primo partito è Fratelli d’Italia.

Con un dato interessante, però: il secondo partito della coalizione è la lista civica del sindaco Conti, che l’altra volta non esisteva; segno che Conti progressivamente ha abbandonato il profilo leghista puntando su un civismo in grado di allargare i propri consensi, soprattutto in vista del secondo mandato.

Il Pd e Elly Schlein, che per due volte è andata a Pisa per far campagna elettorale, si sono messi in testa di riconquistare la città – dove ha studiato Peppe Provenzano, uno degli uomini più vicini a Schlein - con un candidato molto di sinistra, proveniente dalle Acli, di cui è stato presidente provinciale, Paolo Martinelli.

Al di là del risultato del primo turno, con Conti che per pochissimi voti è costretto al ballottaggio (49,96 per cento) staccando l’avversario fermo al 41,12 per cento, c’è un dato molto interessante che emerge dall’analisi dei flussi elettorali firmata da Salvatore Vassallo per l’Istituto Cattaneo: “Se l’effetto Schlein era stato in generale sopravvalutato nelle attese della vigilia, a Pisa avrebbe potuto avere un certo impatto.

A Pisa il CD è sempre stato minoranza, alle elezioni politiche, europee e regionali. Il massimo picco lo aveva toccato alle europee del 2019, quando i partiti oggi al governo avevano sommato il 37,9% dei voti, mentre alle politiche del 2022 erano scesi al 32,2%. Grazie a un candidato efficace, avevano però vinto, per la prima volta, le comunali del 2018, al secondo turno, dopo avere preso solo il 33,4% al primo.

Il candidato del centrosinistra era stato travolto, nonostante gli apparentamenti aggiuntivi stipulati con tre liste civiche e benché la gran parte degli ulteriori voti fossero andati al primo a candidati di sinistra. In sostanza, Pisa era la città in cui la ‘ricomposizione e rimobilitazione della sinistra’ promossa dalla nuova leader del Pd avrebbe potuto riportare l’equilibrio elettorale delle comunali più vicino a quello delle elezioni politiche. Ma invece questa volta il CD ha mancato per un soffio la vittoria già al primo turno”.

La ricomposizione del popolo della sinistra non c’è stata, osserva Vassallo, anzi: una quota non marginale di elettori che alle elezioni politiche avevano votato per la coalizione formata da Pd, Sinistra e + Europa a queste amministrative ha sostenuto il sindaco uscente Michele Conti. Si tratta dell’8,5 per cento. Anche questo è effetto Schlein?