Patrimonio culturale, tesoro da custodire. Ecco chi lavora in prima linea

Il 'Carro di Eretum', un carro con decorazioni dorate appartenuto ad un principe sabino, rientrato in Italia da qualche anno, si trovava a Copenaghen: tornerà al Museo nazionale romano

L'incontro virtuale

L'incontro virtuale

Montecatini, 18 febbraio 2021 - «Valorizzazione e difesa del patrimonio culturale. Tutelare, custodire, comunicare il bello e il contenuto culturale nel tempo attuale. Il ruolo del Tpc, Comando tutela patrimonio culturale dei carabinieri. Il Museo nazionale romano». L'evento online ha preso forma in collegamento con la capitale da Montecatini Terme, città candidata Unesco. All'incontro hanno partecipato: il generale di brigata Roberto Riccardi, comandante nazionale Tpc, Comando tutela patrimonio culturale dei carabinieri, scrittore e autore di «Detective dell'arte» e giornalista; Stéphane Verger, direttore del Museo nazionale romano, archeologo, professore all'Ecole pratique des Hautes Etudes della Sorbona, componente del consiglio scientifico del Louvre.

Durante l'intervista, è emersa una notizia che riguarda proprio il Museo nazionale romano ed il Tpc dei carabinieri, perché il 'Carro di Eretum' tornerà al museo, in settembre, grazie ai carabinieri della cultura: «E' il risultato di un'indagine e di un percorso che hanno toccato anche l'aspetto della diplomazia culturale – ha spiegato il generale Riccardi - Le indagini hanno ruotato intorno a traffici di beni culturali trafugati attraverso scavi clandestini, poi finiti nelle consuete filiere internazionali e approdati in terre lontane. Il 'Carro di Eretum', un carro con decorazioni dorate appartenuto ad un principe sabino, rientrato in Italia da qualche anno, si trovava a Copenaghen». Il direttore Verger ha aggiunto: «Il 'Carro di Eretum' è un capolavoro dell'arte etrusca centro italica della fine del settimo secolo a.C. L'ho ammirato nel laboratorio di restauro del museo nazionale romano: il restauro è stato realizzato a partire dalle opere riportate dalla Danimarca e dai frammenti provenienti dagli scavi scientifici fatti dal Cnr. A settembre, avremo una grande mostra archeologica al museo nazionale romano e una sala alle Terme di Diocleziano sarà dedicata al 'Carro di Eretum'».

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Il generale Roberto Riccardi ha ricordato la storia e i compiti del Tpc, eccellenza italiana nel mondo: «A 51 anni dalla nostra istituzione, possiamo annoverare recuperi per oltre tre milioni e mezzo di beni culturali. In relazione alla questione del traffico dei reperti archeologici e agli scavi clandestini siamo su un fronte antichissimo. Le aree archeologiche, così diffuse sul territorio italiano, richiedono grande attenzione. Occorre una tutela sempre più tecnologica, che consenta di sorvegliare il territorio anche avvalendosi di immagini tratte dai satelliti o con l'uso di droni; servono un perimetro vigilato e una cognizione completa di quali siano le aree non ancora oggetto di scavi promossi dal ministero: c'è ancora un'Italia 'sotto la terra' e nei fondali marini e occorre prevenzione. I traffici in questo ambito hanno la caratteristica di portare i beni da un capo all'altro del mondo e non c'è un Paese che non sia di origine, transito o destinazione del traffico. In questo campo, le indagini sono complesse perché 'a ritroso': mentre quando scompare un quadro da un museo lo constatiamo immediatamente, nel caso dei trafugamenti dei beni in campo archeologico, soltanto chi, di notte, scava e porta via i beni dalle tombe, dai siti archeologici, sa ciò che ha preso. Pertanto, spesso, veniamo a conoscenza dell'esistenza e trafugamento di questi beni solo quando affiorano sul mercato o in sedi museali: oggi è più raro, ma in passato anche i grandi musei del mondo potevano trovarsi ad acquistare dei beni, in perfetta buona fede, attraverso vari passaggi, magari beni con una storicità creata ad arte dai mercanti del traffico illecito dei reperti».

Il direttore Verger ha parlato del Museo nazionale romano e ha approfondito il ruolo del direttore di un museo, che è custode e divulgatore: «Anche quando le porte del museo erano chiuse al pubblico a causa della pandemia, siamo andati avanti, attraverso la comunicazione digitale: è stata una missione quella di rimanere in contatto con il pubblico. Sono arrivato al museo il 2 novembre e, il 6 novembre, è stato chiuso, ma adesso siamo riaperti. E' una gioia vedere il pubblico che torna nelle quattro sedi del museo, nato nel 1889 alle Terme di Diocleziano per raccogliere tutte le scoperte che si facevano durante la grande fase di urbanizzazione di Roma. Al museo ci sono collezioni storiche, tra cui la grande collezione Ludovisi di statue, costituita nel 1621. Negli anni Ottanta c'è stato un grande progetto di ampliamento ed oggi il museo ha quattro sedi: le Terme di Diocleziano, quella di Palazzo Massimo con opere come il 'Discobolo', il Palazzo Altemps, edificio rinascimentale con la collezione Ludovisi, con capolavori della scultura antica e dove vengono fatte anche mostre d'arte moderna, come in questo momento, con la mostra del pittore Alberto Savinio; infine, la sede di Crypta Balbi, dove si può vedere la storia di Roma, in sovrapposizione, da Augusto ad oggi».