Padule, guerra ai cinghiali nella Riserva

Dopo Ferragosto via alle battute all’interno dell’area Righetti dove si rifugiano i branchi

Campi di mais danneggiati dai cinghiali

Campi di mais danneggiati dai cinghiali

Pontebuggianese (Pistoia) - Chissà cosa direbbe oggi l’ingegner Gaetano Righetti, attento naturalista che era sì un cacciatore, ma che avrebbe proibito a chiunque di sparare nella sua proprietà, area protetta. Invece da venerdì 16 agosto partiranno proprio le prime misure, a pallettoni, di contenimento degli ungulati all’interno della riserva naturale La Monaca Righetti, a seguito dei danni patiti recentemente dagli agricoltori a causa della presenza dei cinghiali.

A renderlo noto, ieri mattina a Ponte Buggianese, la task force capitanata da Nicola Tesi, nella duplice veste di sindaco di Ponte e delegato della Provincia per conto del presidente Luca Marmo, insieme ai rappresentanti della polizia provinciale guidati dal comandante Franco Monfardini, dell’assessore regionale all’ambiente Federica Fratoni, del presidente dell’Atc Massimo Damiani e infine di Maurizio Ventavoli, neo eletto presidente del Consorzio di Bonifica che, insieme all’azienda agricola Porto San Felice è proprietario dell’area Righetti.

«Grazie al lavoro fatto – ha detto il sindaco Tesi – da quest’anno si può intervenire anche all’interno dell’area protetta Righetti per la gestione degli ungulati. Per adesso non si può intervenire nell’altra riserva, quella delle Morette, ma lì pare che il problema per ora non sussista. I cinghiali stazionano non solo nella Riserva, ma anche nell’area attigua, laddove non vi è taglio e gestione del verde. Per questo saranno sanzionati quei proprietari che entro il 30 giugno di ogni anno non provvederanno alla ripulitura dei propri terreni. Vogliamo affrontare bene questo argomento, andando oltre il problema degli ungulati, proprio per gestire al meglio il cratere palustre».

La caccia selettiva al cinghiale si terrà fino al 31 dicembre il martedì ed il venerdì dal crepuscolo a notte e sarà fatta dal personale della polizia provinciale, otto agenti in tutto, coadiuvati eventualmente da guardie venatorie volontarie e da cacciatori addestrati per il progetto.

«Può darsi che con un paio di battute di caccia – ha detto Monfardini – i cinghiali si impauriscano e scappino da soli, risolvendo il problema in modo naturale, tuttavia proseguiremo con sopralluoghi e monitoraggi».

Tuttavia nessuno al momento sa fornire un numero preciso di passaggi di ungulati nella zona. A dare una risposta parziale è il presidente dell’Atc Massimo Damiani. «La prima segnalazione è avvenuta due anni fa – ha detto – e l’80% dei danni da ungulati alla colture provengono dalle aree limitrofe alla riserva Righetti. Ad oggi contiamo danni per 60mila euro e un numero di cinghiali pari a 300».

La specie però non è autoctona e, secondo i cacciatori, sarebbe arrivata nella riserva perchè lì avrebbe trovato acqua e cibo. Certo è che gli spari mal si conciliano con la permanenza delle tante specie di animali e soprattutto di uccelli, anche rare che da tempo popolano l’area che proprio per questo è diventata riserva. Unica, insieme alle Morette, di tutto il Padule, l’area umida più importante d’Europa. «Lo sparo – ha chiosato Fratoni – è una misura eccezionale per questa situazione di emergenza. Stiamo procedendo a gara per l’utilizzo anche delle gabbie-trappola, fuori dall’area protetta».