Fiera calzature, mancano arabi e cinesi

Il bilancio degli imprenditori valdinievolini al Micam

La fiera del Micam

La fiera del Micam

Monsummano Terme, 16 febbraio 2019 - Le caute previsioni sui numeri del Micam si sono purtroppo rivelate fondate. E' stata un'edizione tra luce e ombre quella che si è chiusa nei giorni scorsi a Milano dove si è tenuta la più importante fiera della calzatura e dove, per la nostra provincia, hanno partecipato le imprese Aldo’s Hundred, Alberto Gozzi, Luca Grossi, Stokton, Bobo Shoes, Indios Shoes, Madaf, Montemario, Navajos, Gam, Lussy, The Flexx. Quanto previsto dal presidente del consorzio Toscana export shoes Marco Fagni, titolare del calzaturificio Madaf, che prima dell'inizio della fiera vedeva possibili ombre sull'esito dell'esposizione legate soprattutto ai problemi dei rapporti internazionali come ad esempio con la Francia, con la Gran Bretagna e la Brexit, la Germania, l'America per la questione dei dazi e la Cina, che ha richiamato molti orientali ai festeggiamenti in patria del capodanno cinese, è stato in parte verificato. Secondo gli operatori infatti quest'anno si sono visti molti spazi di stand rimasti vuoti, senza espositori.

Addirittura chi proveniva perfino dagli Emirati Arabi per la prima volta di è trovato a fare i conti con dazi e tasse al 7%, situazione per loro sconosciuta fino ad oggi. «Ultimamente le fiere sono diventate momenti propedeutici per appuntamenti futuri o messa a punto per i campioni già fatti – ha detto Marco Fagni – per questa edizione ci sono state meno presenze e meno gente e di conseguenza il lavoro è alleggerito un po' per tutti. La fiera è uno dei momenti più importanti per farsi conoscere. I clienti fidelizzati che sono impossibilitati a venire infatti, spesso si fidano del catalogo virtuale e fanno acquisti sulle nostre piattaforme web. Processo questo non spendibile con i nuovi clienti». Poi il problema della data e della dislocazione degli stand. «La fiera durante il periodo del capodanno cinese è penalizzante per le presenza – prosegue Fagni – poi quest'anno da 1.600 espositori siamo scesi a 1.400., di cui 700 solo italiani C'erano circa 200 stand vuoti e non è stato un segnale positivo. Inoltre ditte italiane e straniere sono mischiate nei vari padiglioni così che al prodotto di qualità italiano viene accostato al altri stranieri a prezzi competitivi che non giovano al nostro commercio».