L’arco di Palmira negli Usa, il modello di Torart a New York

Nella Grande mela il monumento ricostruito in 3D

Filippo Tincolini, Giacomo Massari e l'Ing. Enrico Dini

Filippo Tincolini, Giacomo Massari e l'Ing. Enrico Dini

Carrara, 20 settembre 2016 - TORART, il laboratorio di Fantiscritti dove si realizzano miracoli in 3D, sbarca a New York con l’arco di Palmira. L’arco della città siriana, distrutto dall’Isis nel 2015, è divenuto simbolo della rinascita, della conservazione delle opere appartenenti al patrimonio dell’umanità e della storia della civiltà. Dopo essere stato, in aprile, per 5 giorni a Trafalgar Square di Londra ed aver attirato l’attenzione del mondo, da ieri l’arco, riprodotto in scala 1 a 3, è al City Hall Park, nel cuore di Manhattan.

La riproduzione, alta 5 metri e realizzata in marmo egiziano trattato in modo da sembrare perfettamente identico all’originale siriano, è un esempio di ricostruzione filologicamente perfetta, alla quale Torart presta particolare attenzione. «Per fare un esempio – spiega Filippo Tincolini – socio fondatore, assieme a Giacomo Massari del laboratorio - le foglie ornamentali sono state scavate sino ad un certo punto perché non avevamo un’idea precisa di quanto potessimo andare a fondo. In futuro, quando arriveranno notizie più certe dell’originale, qualcuno potrà continuare il nostro lavoro e renderlo via via sempre più preciso. Per noi non è importante– prosegue Tincolini – realizzare opere ad effetto: abbiamo macchinari che ci permetterebbero di farlo, ma non ci interessa. Vogliamo essere più fedeli possibile all’originale e dare la possibilità di proseguire il nostro lavoro in maniera filologicamente sempre più adeguata. Un modo di lavorare che è stato molto apprezzato anche ad Oxford, dalla quale, peraltro, riceviamo parecchie commissioni per lavori in Italia».

Ma come è stata possibile la realizzazione dell’arco, chi l’ha commissionata e perché? Va intanto detto che esiste un istituto d’archeologia digitale (Ida) che riunisce le Università di Oxford, Cambridge e la Dubai Foundation. Tempo fa, Alexi Karemawska, direttrice dell’Ida, ha realizzato un lavoro di importanza mondiale, dotando i volontari in Siria di macchine fotografiche. Ne è nato un database che raccoglie tutto ciò che potrebbe essere distrutto dai conflitti in atto e, quindi, ricostruito. A fine 2015 Karemawska, dopo aver cercato l’eccellenza nella robotica e lavorazione del marmo, arriva a Torart, presenta il progetto di ricostruzione ed il laboratorio carrarese, consigliato dall’Unesco, si indirizza verso l’arco di trionfo di Palmira».