Dal porto di Carrara alle spiagge di Marina di Massa

La sabbia dragata per far passare le navi sarà rigettata in mare poco più a sud

 Ruspe in azione a Marina di Massa. Presto arriverà la sabbia dragata all’imboccatura del porto

Ruspe in azione a Marina di Massa. Presto arriverà la sabbia dragata all’imboccatura del porto

Massa, 20 aprile 2019 - La sabbia dragata dall’imboccatura del porto di Marina di Carrara finirà in gran parte di fronte al litorale massese, dalla foce del Ricortola fino a quella del Brugiano. E non sarà un ripascimento, sia chiaro, perché non è così che si può chiamare: i ‘sedimenti’ saranno semplicemente ‘immersi’ nuovamente in acqua, in mare aperto rispetto alle scogliere parallele alla linea di costa. Così sabbia dovrebbe poi essere trasportata dalle correnti marine più a sud, magari per andare a ‘ripascere’ naturalmente i tratti colpiti dall’erosione, aggirando tutte le scogliere che sono state realizzate nel frattempo. A ogni modo, il piano è questo: gli uffici tecnici della Regione martedì hanno infatti autorizzato il progetto dell’Autorità di Sistema Portuale del Mar Ligure Orientale, presentato per la prima volta oltre un anno fa.

In pratica uno stralcio del maxi dragaggio che voleva realizzare l’ex presidente dell’Autorità portuale di Carrara, Francesco Messineo. L’idea è di liberare buona parte dell’imboccatura del porto di Marina di Carrara andando a dragare e spostare 100mila metri cubi di sabbia. L’obiettivo è tornare alla profondità che aveva circa un anno fa, fra i 10,50 e gli 11 metri, per permettere alle imbarcazioni un accesso sicuro al porto. Una spesa complessiva che, stando alle stime della scorsa estate, si aggirava attorno ai 3,2 milioni di euro. Il procedimento di verifica del progetto da parte della Regione è durato, però, più del previsto. Superato quasi subito lo scoglio della Valutazione di impatto ambientale (che non è servita), in Conferenza dei servizi è emerso un altro problema: non erano stati infatti valutati gli effetti sulla qualità delle acque del versamento in mare di una sabbia «con frazione pelitica superiore al 20%». Pelite che, in pratica, è la sabbia estremamente fine, colpevole in prima istanza della torbidità dell’acqua. Il parere spettava ad Arpat che, a dicembre, ha voluto ulteriori analisi sul materiale da dragare «per dimostrare un non peggioramento della qualità dell’ambiente marino costiero».

Analisi alla mano, il parere di Arpat è arrivato il 8 marzo: sì all’utilizzo della sabbia con percentuali di ‘pelite’ anche fino al 50% visto che «a seguito delle analisi chimiche, microbiologiche ed ecotossicologiche effettuate sui sedimenti marini non sono state ravvisate criticità per la qualità dell’ambiente marino costiero». L’ultimo tassello con cui è arrivato l’ok anche della Regione, con una precisa prescrizione: l’intervento dovrà essere realizzato lontano dalla stagione balneare. Le sabbie con percentuali superiori e di qualità scadente saranno conferite in area portuale, di fronte alla banchina Taliercio. Un’altra minima frazione andrà in discarica.