PATRIK PUCCIARELLI
Cronaca

"Noi cavatori, segnati dal marmo". Una corda per affrontare il pericolo

Il controcanto del Maestro Tonelli: "Al tecchiaiolo, sospeso in parete, affidata la sicurezza del cantiere"

"Noi cavatori, segnati dal marmo". Una corda per affrontare il pericolo

"Noi cavatori, segnati dal marmo". Una corda per affrontare il pericolo

I cavatori di pietra si alzano alle 5 per arrivare in cava quando il sole sorge. Hanno le mani rotte, il marmo non perdona. Venivano chiamati ‘i figli di nessuno’ perché nessuno un tempo voleva fare questo lavoro considerato troppo pericoloso. I cavatori sanno quando partono da casa ma non sanno se ci torneranno. Marco Tonelli è un veterano di questo mestiere, insignito del titolo di “Maestro del lavoro”, è il presidente della Cooperativa Cavatori Lorano, ha 61 anni e alle spalle quasi 40 di lavoro in cava. Ne aveva appena venti quando cominciò a fare il “tecchiaiolo”. "La mansione di questa figura è quella di mettere in sicurezza il cantiere sottostante – racconta –. E’ uno dei lavori più pericolosi perché viene fatto contando su una corda e bisogna andare a individuare dove è il pericolo in parete. Non esiste un macchinario che possa farlo al posto dell’uomo. Si calano dalle creste del monte alla ricerca di pericoli cercando eventuali infiltrazioni d’acqua in tagli vecchi, controllano che tutto sia consolidato e che non si siano pericoli per i cavatori".

Il cavatore mette la sveglia alle 5, dopo tre ore di lavoro a svegliarsi è anche la città, poi un panino per pranzo e si continua fino alle 16 per un totale di 8 ore di lavoro. "Ma queste ore ti entrano nelle ossa perché se è estate arriviamo a 45 gradi con il sole che riflette sul bianco e d’inverno temperature proibitive sono la nostra routine quotidiana, senza parlare di chi lavora in galleria – racconta – . Capita anche che ci dobbiamo fermare per terminare un taglio, rifare delle vie o ripristinare delle bastonature della strada, in quel caso andiamo avanti. Poi dalle cinque del pomerigio non c’è più il soccorso in cava quindi dobbiamo smettere per forza".

Una continua sfida con la natura, con la montagna, nell’incognita di cosa ci possa essere dietro, se quella parte di monte che si stacca si comporta come previsto. "La lavorazione che facciamo non è quella di andare a intaccare le cime delle montagne: i progetti che presentiamo riguardano solo sgradonatura delle parti che sono già state lavorate".

Tonelli respinge il messaggio passato a Report "che noi siamo superpagati e lavoriamo poco". "Questi ragazzi – sottolinea il presidente della Cooperativa Cavatori Lorano – prendono 2mila euro al mese per fare uno dei lavori più duri che ci possano essere. Persone che sono venute a visitare le cave ci hanno detto che questo lavoro non lo farebbero neanche per 5mila euro al mese. Qua abbiamo giovani che stanno tutto il giorno in gallerie sotterranee che si adeguano a fare di tutto. Persone che non vanno a cercarsi il pericolo, ma il pericolo lo vivono quotidianamente. Prendono tutte le precauzioni, ma l’imprevisto è sempre dietro l’angolo. I cavatori sono persone speciali perché lavorano in condizioni estreme senza mai tirarsi indietro".

Una grande famiglia, così la descrive Tonelli, "dove chi va in pensione viene sostituito dal figlio e addirittura sto iniziando a vedere i primi nipoti". All’ombra del monte un cavatore prepara un grosso taglio, dice che il freddo e il caldo sono ormai compagni di viaggio. E’ dispiaciuto perché la città non vede gli sforzi che fa ogni giorno per portare il pane a casa e che lui quei guadagni da capogiro proprio non sa cosa siano.