MAURIZIO COSTANZO
Cronaca

Da Massa al Tajikistan: la missione dell’Ospedale del Cuore salva otto bambini

Tra loro quattro neonati, tutti salvati dall’Heart Team Pediatrico di Monasterio

Heart Team

Heart Team

Massa, 15 maggio 2024 - Otto bambini, di cui quattro neonati, salvati in Tajikistan dall’Heart Team Pediatrico di Monasterio. All’inizio di aprile il team ha, infatti, preso parte alla seconda missione nel paese asiatico, presso il Republican Scientific Center for Cadiovascular Surgery nella capitale Dushanbe. Il team era composto dal dottor Vitali Pak, Direttore della Cardiochirurgia Pediatrica; dalla dottoressa Gaia Viganó, cardiochirurga; dal dottor Cornel Marusceac, anestesista; dalla dottoressa Eliana Franchi, cardiologa e dal dottor Orfeo Romano, perfusionista (tecnico di circolazione extra-corporea). La missione rientra in un accordo di collaborazione quinquennale tra Monasterio e il centro cardiochirurgico tajiko ed ha obiettivi umanitari, ma anche di formazione. L’Heart Team Pediatrico, infatti, in Tajikistan non solo esegue interventi cardiochirurgici su pazienti pediatrici con cardiopatia congenita complessa, ma si impegna a formare il personale locale attraverso la condivisione di conoscenze e tecniche con lo scopo di rendere autonomo, per quanto possibile, il centro tajiko e consentire ai bambini di essere curati nel paese di origine. A quello scopo sono previsti anche periodi di formazione dei medici tajiki presso le strutture di Monasterio. L’accordo prevede inoltre che i piccoli pazienti in condizioni più gravi possano essere accolti e operati all’Ospedale del Cuore, a Massa. Durante la missione di aprile, sono stati visitati oltre 50 pazienti, in gran parte lattanti e bambini di pochi anni, alcuni con cardiopatie congenite complesse. Di  questi, 8 (4 neonati), con cardiopatia complessa e un quadro che richiedeva un intervento in tempi molto rapidi,  sono stati sottoposti ad operazione chirurgica. Il team pediatrico ha collaborato per ogni tappa del percorso ospedaliero con i medici tajiki e, nonostante il grado di urgenza, la complessità degli interventi,  le  limitate risorse (solo 5 i posti in terapia intensiva nel centro) e le barriere linguistiche, le operazioni hanno avuto tutte un buon esito. Nel corso della missione, il Direttore Generale dell’Ospedale di Dushanbe, il Viceministro della Salute tajiko e i medici locali hanno incontrato e ringraziato l’Heart Team per  il prezioso aiuto. Monasterio conferma, quindi, la sua vocazione alla cooperazione e alla formazione, consapevole dell’importanza di diffondere conoscenza e garantire a tutti le migliori cure, indipendentemente dal paese di origine.

“La consapevolezza di aver cambiato il percorso di vita di 8 bambini, altrimenti segnato - queste le parole della dottoressa Gaia Viganò - è impagabile. Sono orgogliosa di aver partecipato alle missioni in Tajikistan per il grande valore umanitario, e per l’opportunità di crescita professionale che rappresentano”.Quella di aprile è stata la mia seconda missione in Tajikistan ed è stata -  aggiunge la dottoressa Eliana Franchi -  ancor più forte della prima.  Ho impressi nella mente gli occhi dei bambini e dei genitori, pieni di speranza in attesa di un nostro “Sì, si può operare”. La loro gratitudine, nel sentire il nostro sì, riempie il cuore. Tornati a casa, rimane l'entusiasmo e la passione per il nostro lavoro, la volontà di crescere e migliorare perchè, nonostante la  consapevolezza del gran lavoro  svolto, vorresti fare ancora di più”.  “Grazie alla cooperazione sanitaria, ormai nel Dna di Monasterio e dell’Ospedale del Cuore,  da anni -  spiega Marco Torre , Direttore Generale di Monasterio -  ci prendiamo cura di centinaia di bambini provenienti da paesi poveri. Molti di loro sono operati e curati nei paesi di origine dai nostri professionisti, altri, per la complessità delle cardiopatie e, conseguentemente, degli interventi, sono accolti all’Ospedale del Cuore. La lunga tradizione nella cooperazione ha radicato in tutto il personale la cultura dell’accoglienza e della solidarietà, una cultura di cui noi siamo profondamente  orgogliosi”.