Battaglia legale sul futuro dell’ex Dalmine

La proprietaria Sogegross vuole farci commercio, Power Marine ne chiede l’esproprio e il Consorzio Zia ricorre a un esperto

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La battaglia legale sul lotto ex Dalmine ha aperto le porte a una discussione ben più ampia: cosa può davvero fare il Consorzio Zona industriale apuana? Contrapposte un’azienda proprietaria del terreno, la Sogegross che qui vuole realizzare commercio all’ingrosso tramite una variante al Regolamento urbanistico, e una della nautica, la Power Marine, che ne vorrebbe invece l’esproprio per costruire dei capannoni dedicati all’industria navale. Dal contenzioso nasce il questito: esiste ancora la possibilità di espropriare aree da mettere poi all’asta per incentivare la reindustrializzazione del territorio? Nel decreto legislativo del Capo Provvisorio dello Stato, emanato il 3 aprile del 1947, che istituiva il Consorzio Zia, all’articolo 8 attribuiva particolari poteri all’ente appena costituito come quello di espropriare edifici e fondi nel perimetro compresi "fabbricati industriali e le aree inedificate, la cui destinazione a scopi industriali sia per qualsiasi motivo cessata".

Nei mesi scorsi l’amministratore unico, Norberto Petriccioli, aveva chiesto un parere legale specifico sulla situazione dell’area ex Dalmine ma c’è bisogno di capire quali siano davvero le possibilità dell’ente consortile, alla luce delle modifiche normative che si sono sviluppate nel tempo e di alcune prerogative che dagli anni ’70 e ’80 sono passate nelle mani delle Regioni, ciascuna con legislazione autonoma in punta di diritto. Per questo l’amministratore del Consorzio Zia ha deciso di affidare nei giorni scorsi un nuovo incarico legale a professionisti del settore per capire il quadro generale di riferimento.

La stessa Toscana d’altronde prevede, con Legge regionale 44 del 2019, che il Consorzio possa proporre provvedimenti espropriativi agli enti competenti sul territorio, ossia il Comune, per promuovere la reindustrializzazione e favorire l’insediamento e lo sviluppo delle attività produttive.

Un quadro che sembra chiaro ma per il quale serve un parere legale fondato prima di avventurarsi in manovre che potrebbero costare care. A definire la questione saranno gli avvocati Lia Belli e Dario Rigacci dello Studio legale Lessona di Firenze a cui il Consorzio ha affidato l’incarico di dipanare una volta per tutte una materia complessa e capire quale sia davvero il perimetro in cui può muoversi.