Aggredì i carabinieri: diretto in carcere

Revocati i domiciliari al giovane che è fra i 16 che usarono violenza contro la volante lo scorso agosto: la procura ha chiuso le indagini

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di Cristina Lorenzi

"Prendetemi se siete capaci. Vedete dove sono? Devo stare a casa alle 7, ma sono ancora in giro". Il resto sono parolacce e insulti. Quasi una sfida nei confronti dei carabinieri quella messa in atto da M.L., 19 anni, che in 48 ore ha aggravato la sua posizione con una nuova aggressione ai militari.

M.L., che già era ai domiciliari con l’obbligo di firma due volte al giorno, per gli episodi agghiaccianti del 23 agosto scorso, quando una volante della polizia venne presa d’assalto da una banda di giovani scatenati alla movida di Marina, adesso è finito dritto in carcere.

Lo ha deciso il giudice Dario Berrino accogliendo in pieno la richiesta del pm Marco Mansi. I fatti, lo ricordiamo, sono scattati venerdì scorso quando il giovane, evaso dai domiciliari, si è recato in caserma dei carabinieri in via Eugenio Chiesa e ha offeso e aggredito i militari. Pugni e calci, contusioni a un carabiniere, terminati con l’arrivo del 118 che dopo un tso firmato dal sindaco ha portato il giovane all’ospedale. Lì gli esami delle urine hanno evidenziato che aveva dosi di cocaina in corpo superiori di 15 volte al limite. Uscito dall’ospedale, dove si è fatto conoscere per violenza e atti di disordine e caos, lo ricordiamo, ha dato di nuovo in escandescenza. Questa volta fra le mura domestiche spaventando e minacciando i genitori e il fratello, con cui vive nell’abitazione di Codena. Da qui l’allarme della madre che, terrorizzata, ha richiesto l’intervento del 112. All’arrivo dei carabinieri, il ragazzo ha scagliato una grossa pietra contro l’auto di servizio dei militari che soltanto grazie all’abilità del carabiniere alla guida, è riuscita a schivare il sasso. Il resto è stato un altro pomeriggio di ordinaria follia con difficoltà nel farlo salire sull’auto, dal momento che il ragazzo continuava a scalciare all’impazzata. Infine il trasferimento in caserma, l’arresto e il processo per direttissima dove il giudice ha aggravato la pena dai domiciliari alla detenzione in carcere. "E’ del tutto evidente che la misura in atto – scrive Berrino – non è in grado di consentire alcun controllo preventivo delle condotte illecite dell’indagato. Va evidenziato che l’indagato– prosegue l’ordinanza del gip – ha dimostrato in modo reiterato di non avere alcuna capacità di autocontrollo, mostrando indifferenza alle prescrizioni dell’autorità giudiziaria con la realizzazione di due condotte aggressive commesse ai danni dei pubblici ufficiali in sole 48 ore".

Di fatto il ragazzo attenderà in carcere l’udienza dal gup, essendo uno dei sedici indagati per l’aggressione alla polizia alla movida dello scorso agosto. In questi giorni la procura ha concluso le indagini preliminari: un fascicolo di centinaia di pagine in cui si parla di violenza, ingiurie, filmati che hanno già fatto il giro del web in cui i ragazzini, per proteggere uno di loro che la polizia voleva identificare per una rissa che era in corso, hanno minacciato, offeso, ingiuriato e cercato di rubare la pistola alla polizia.

Adesso l’udienza davanti al gup in cui alcuni dei giovani procederanno con la richiesta di patteggiamento e di riti alternativi, mentre per altri si apriranno le porte di un processo vero e proprio. Un episodio che suscitò profondo sgomento in città dove ci è trovati di fronte una parte di gioventù del tutto incapace di controllo e senso critico. Una parte di generazione che non ha mai letto un libro e che a mala pena è in grado di decifrare un short message. Prova ne è la dichiarazione che molti di loro hanno reso ai magistrati: "Volevamo vendicare i ragazzi uccisi in Usa dalla polizia".