Stop del Mercato Antiquario, è ancora rebus

Valentina Cesaretti (Cna): “Hanno ragione gli operatori, in zona arancione possono lavorare. Se il Comune ha pareri contrari li mostri“

Immagine di repertorio

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Liquidati con una ‘pec‘ del Comune. Duecento banchi del Mercato Antiquario – e altrettante famiglie – si vedono costrette a rinunciare alle date vitali di domani e domenica per un corto circuito che non sanno spiegarsi: il Comune – a dispetto del nome e di quanto riportato nel piano del commercio – li classifica non come Mercato ma come fiera che per tanto in arancione (ma neanche in giallo) non può aprire. Ci rivolgiamo a Valentina Cesaretti, referente della Cna commercio su aree pubbliche Chi ha ragione?

“Per me non ci sono dubbi: hanno ragione gli operatori. Il Mercato Antiquario risulta nel piano del commercio come mercato e non come fiera. Francamente non so da cosa possa nascere l’equivoco, per me la questione è chiarissima. Anche perchè altrimenti bisognerebbe iniziare a farsi un po’ di domande“.

Quali domande?

“Ad esempio perchè fino ad ora il Mercato Antiquario ha potuto lavorare in zona arancione e adesso non più. O prima erano fuori legge oppure qualcuno sta sbagliando ora. E poi se viene classificato come fiera allora i bandi e concessioni fatti fino ad oggi come mercato sono da rivedere“.

Cerchiamo di chiarire: che differenza c’è tra fiera e mercato?

“La fiera avviene una tantum, legata a un evento ludico, tradizionale, religioso. Penso alla Fiera del Settembre Lucchese, a quella di Santa Zita. E poi è un evento “promiscuo“ dove oltre agli ambulanti possono essere inclusi anche commercianti con sede fissa o artigiani con partita Iva. Invece il mercato è fatto solo da operatori commerciali su aree pubbliche“.

Da cosa allora nasce l’equivoco che per il Comune cancella la data?

“E’ questo che stiamo tentando di capire, ancora senza successo. Fatto sta che si stanno svolgendo regolarmente i mercati antiquari omologhi di Monsummano Terme e Pescia“.

E anche il Don Baroni...

“Il Mercato Antiquario ha gli stessi diritti di aprire del Don Baroni. Se invece mi si viene a dire di no allora però vorrei vedere supportata questa tesi da attestazioni medico scientifiche: di fronte a comprovati motivi di igiene pubblica alzo le mani“.

Anche su questo gli operatori sarebbero stati pronti a auto tassarsi per aumentare la sicurezza, non poteva bastare?

“Certo, era quanto avevamo proposto anche noi tempo fa, personale con le pettorine che monitorasse febbre, mascherine indossate“.

Invece?

“Invece dispiace immensamente, in un periodo difficile come quello che stiamo vivendo, che questi operatori siano costretti a rinunciare alle date di sabato e domenica. Ci auguriamo che la vicenda sia chiarita al più presto“.

Laura Sartini