"Mio padre ha aperto l’attività negli anni Cinquanta, io - purtroppo - l’ho dovuta chiudere". Così Marco Pasquinelli (nella foto), artigiano del settore Calzaturiero di Mutigliano che nel 2021 – in piena pandemia – ha deciso di abbassare per sempre la saracinesca. Aveva iniziato a “lavorare“ nella fabbrica del padre a soli sei anni, giocando tra le scarpe. Un gioco poi diventato una grande passione per la quale – come ha rivelato lui stesso – ha deciso di "abbracciare la croce". "Non avevamo più i requisiti e le forze per andare avanti - racconta - la crisi c’era già da diversi anni, almeno dal 2007 con la prima crisi finanziaria, e il Covid ci ha dato il colpo di grazia definitivo. Sono contento che sia arrivato, non ne potevamo più. Chiudere è stato quasi un sollievo, da anni ormai eravamo di fronte a un muro".
"A differenza di altri ho sempre creato prodotti made in Tuscany. Negli ultimi anni però, le spese erano diventate insostenibili: oltre al calo drastico dei clienti, che negli anni hanno anche loro chiuso le loro attività o tardavano nei pagamenti, i costi della burocrazia per pagare gli operai erano ormai impossibili - aggiunge - . Per questo, per ovvie ragioni, sono calati anche i dipendenti. Oltre a quello cinese, anche il mercato del lusso ha notevolmente influito nella nostra rovina. Quella con i grandi marchi è sempre stata una dura lotta, lo stesso con le banche".
"I tempi d’oro per il nostro settore ci sono stati fino agli anni Ottanta, poi il mondo è cambiato rapidamente. Mi dispiace per chi è rimasto, li ammiro perché stringono i denti - conclude - , ma dovrebbero lasciare la presa come me. Non sono ottimista. Se tra dieci anni ci saranno più avvocati che artigiani, la colpa è anche della politica. Questi dati erano evidenti già quindici anni fa, inutile chiudere le stalle quando le vacche sono già scappate".
Giulia Prete