Da che parte sta la Cgil sul tema delle alienazioni dei padiglioni al Campo di Marte? A chiederselo, dopo l’ultimo intervento del sindacato, sono i comitati sanità che in pochi giorni hanno già superato mille firme (petizione online ancora in corso su “Change.org “Salviamo il Campo di Marte“) contro la vendita di spazi dell’ex ospedale da mantenere, invece, a destinazione socio sanitaria.
“Ci stupisce che uno dei principali sindacati dei lavoratori, la Cgil, prenda posizione a favore della vendita delle 3 palazzine del Campo di Marte, inserite nel piano di alienazione dall’azienda sanitaria Toscana – premettono i comitati sanità –. Stupiscono fortemente le motivazioni addotte. L’impressione è che, invece di stare dalla parte dei cittadini, si vogliano giustificare decisioni aziendali di “bandiera”. Si parte dall’affermazione che la vendita era stata preannunciata ormai da tempo, dal 2015. Come se questa fosse una buona giustificazione, invece che un’aggravante, per farla ora riemergere alla vigilia di ferragosto. Tanto che mille firme di cittadini l’hanno bocciata in una settimana“. “Ma la cosa che colpisce di più – continuano – è la motivazione che la Cgil assume a sostegno della sua posizione. Il Sindacato, evidentemente a conoscenza di situazioni che sfuggono ai comuni cittadini, ci fa sapere che interessati all’acquisto sono privati (cooperative rosse?), che vogliono trasformare i padiglioni in una Rsa. Siamo i primi a sostenere che in quegli spazi potrebbero essere collocate strutture per gli anziani, di cui come dice la nota, il territorio è “ tremendamente “ povero. Sostenere la vendita a privati di pezzi di patrimonio immobiliare pubblico è una scelta che impoverisce la cittadinanza e apre la strada a progressive alienazioni. Stupisce che sia proprio un sindacato di “ sinistra” ad avvallare queste scelte“.
“I costi delle Rsa private sono insostenibili per le famiglie normali – concludono i cittadini che fanno capo ai comitati – sempre più impoverite dalla crisi economica. Inoltre queste Rsa sono spesso affidate a cooperative i cui dipendenti sono considerati lavoratori di serie B“.
L.S.