Il prete divenuto star in tv non molla bue e asinello. "Il presepe è tradizione"

Don Davide Banzato: "Riscopriamo le nostre radici"

Don Davide Banzato

Don Davide Banzato

Livorno, 7 dicembre 2015 - È bello, giovane e “buca” lo schermo. Caratteristiche che non ti aspetti da un prete, ma Don Davide è un tipo speciale. Da qualche settimana è diventato un volto popolare dato che è l’ospite fisso di “La strada dei miracoli”, il programma giornalistico-religioso condotto da Safiria Leccese su Rete 4 il martedì sera.

Don Davide Banzato, 34 anni, padovano, è empatico a prima vista, un bravo comunicatore. Lavora nella comunità “Nuovi Orizzonti” fondata da Chiara Amirante ed è spesso in Toscana a Livorno, in Versilia e a Pistoia. Mentre in provincia di Frosinone si prende cura di chi ha avuto esperienze difficili e vive con 120 ragazzi accolti dalle strade e dalle carceri. Anche Don Davide è entusiasta dell’iniziativa del nostro giornale per realizzare in ogni luogo e soprattutto nelle scuole.

“Un’idea davvero interessante e che apprezzo tantissimo – spiega Don Davide – più che mai in questo momento che stiamo vivendo. Già Giovanni Paolo II diceva che in ogni occasione bisogna riconoscere le radici della cristianità. L’integrazione non è togliere qualcosa ma parlare, capire. Levare il crocifisso dal muro significa lasciare uno spazio bianco, il vuoto. E sappiamo come nel vuoto, nel nulla, ci sia spazio per quello che è il male”. E secondo Don Davide Banzato riscoprire il presepe come tutti i simboli religiosi del Natale significa “riscoprire i valori cristiani come quelli di San Francesco che ha voluto per primo il presepe. E sappiamo quando la dottrina di Francesco sia cara al nostro Papa”. A chi sostiene che il presepe nelle scuole significa una mancanza di rispetto verso altre dottrine religiose don Davide risponde con chiarezza. “La mancanza di rispetto è quando non c’è dialogo, quando c’è una imposizione. Chi osteggia il presepe e non lo vuole predica l’annullamento che è il contrario del dialogo. Faccio un esempio semplice: siamo in una repubblica ed è come se qualcuno dicesse che vanno abbattuti tutti i simboli della monarchia che c’era prima della repubblica. E questo sarebbe assurdo e ingiusto”.