Lo Spezia precipita nel baratro. Perde anche contro la Reggiana che sa approfittare degli errori. Pio Esposito segna troppo tardi

Squadra allo sbando, troppo brutta per essere vera, pur nei limiti di costruzione. Alvini sulla graticola

A larghe falcate verso il baratro. Arriva la quarta sconfitta consecutiva contro una normalissima Reggiana, che vince per la prima volta al sesto tentativo. Ormai indifendibile Alvini, le cui dimissioni sarebbero auspicabili o, più verosimilmente, visto che nessuno rinuncerebbe a un guadagno annuale pari a quello di quindici buoni quadri aziendali, il suo esonero immediato. Invece si ballerà ancora fino a martedì col Brescia e forse col Feralpi con una squadra allo sbando, troppo brutta per essere vera, pur nei limiti di costruzione tutti imputabili a Macia, principale responsabile. Ma il solo fatto di aver insistito su un 4-3-3 senza filtro difensivo e con un Antonucci fuori contesto sulla linea laterale è sufficiente per l’esonero. Rispetto a Venezia torna Muhl, in condizioni presentabili pur nei suoi limiti, gli altri dieci sono identici. L’ottimismo sbandierato alla vigilia dal tecnico e dai suoi garruli corifei cozza con un avvio orrendo, con la Reggiana che entra in area tre volte nei primi tre minuti, ma non ha qualità per far male. Lo Spezia ha uno sprazzo al 7’, una sponda di Moro che innesca Verde, ma Bardi è ben piazzato. Da quel momento lo Spezia sparisce, una Reggiana diligente costruisce due buone occasioni: al 14’ una bella azione corale viene sprecata da un indisturbato Portanova con un tiraccio dal limite, al 16’ Gondo brucia con facilità irrisoria un irriconoscibile Reca (fatto fuori all’intervallo da Alvini, che gli preferisce Moutinho, il che è tutto dire) e serve in mezzo il liberissimo Pieragnolo, che da centro area colpisce di testa, ma Dragowski fa buona guardia. Col passare dei minuti la partita diventa ancora più brutta, ed è un bene che le occasioni migliori capitino sui piedi non certo vellutati di Portanova, che al 31’ butta via una bella azione dei compagni con una brutta conclusione.

Un sussulto allo scadere del tempo nell’area granata non basta a cancellare una pessima impressione, confermata dal rientro, subito fatale per gli Aquilotti, che vanno sotto con disarmante facilità: basta un cambio di fronte perché Pieragnolo trovi praterie, il suo paso doble irride Amian, in chiaro ritardo, il cross trova Gondo libero per un colpo di testa facilissimo, con Nikolaou che vagava senza fissa dimora. Puntuale la non reazione della squadra, alla deriva. I cambi di Alvini sono senza senso (soprattutto quello di Cassata, uno dei pochi a salvarsi) e i subentranti non portano nulla, a partire da uno Zurkowski irritante nella sua pochezza. L’unica mossa che andava fatta, passare alle due punte, arriva tardi: sarebbe bastato farla prima e il fragile castello di carte ospite (per modo di dire) ne avrebbe risentito. Invece la Reggiana amministra senza affanni, manca il raddoppio al 77’ con Varela, che non sfrutta un errore di Muhl, ma all’81’ chiude il match: Bianco scende indisturbato per 50 metri, appoggia sulla destra a Portanova, Moutinho non ha le basi minime per leggere la situazione e il comodo cross arriva sui piedi di Gondo, che da pochi passi fulmina Dragowski. Crngoj potrebbe triplicare con una bomba da fuori area, nel recupero invece Pio Esposito sfrutta un corner del fratello per un gol della bandiera ingannevole, per chi non ha visto la partita. Inevitabili le contestazioni finali, alle quali la squadra si sottrae.

Mirco Giorgi

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